Licenziato Gattuso, esonerato Iachini, separato Conte, salutato Paratici, assunto Mourinho, in dubbio Pirlo, in rientro Allegri, in attesa Sarri, in coda Spalletti, ritirato Conceiçao tutta roba che con il pallone, il gioco in campo non ha nulla a che vedere ma in mancanza di calciatori veri ecco che il movimento degli allenatori eccita un popolo che di altro avrebbe bisogno. Storie paradossali, perché la fine del rapporto di lavoro tra Paratici e la Juventus era annunciata: «Dalla Juventus non si va via, o si è allontanati o si procede fino alla fine» sono state le sue parole. Paratici paga alcune scelte di mercato, certi comportamenti in tribuna, il caso, si fa per dire, Suarez ma per la proprietà transitiva i suoi sodali, Nedved e Cherubini non sono anime candide. Cherubini Federico passa dalla fase montessoriana all'università, un po' come Andrea Pirlo, con le stesse probabilità di inciampare nell'inesperienza. Allegri è un drone che si aggira sulla Continassa, nel caso non farà soltanto l'allenatore ma lavorerà come un manager della Premier, ma restano i problemi di ieri, con le solite anime nere, misteriosamente intoccabili queste, che intossicano il lavoro di Andrea Agnelli. Il cui impegno sarà quello di difendersi dalle eruzioni provocatorie dell'Uefa, non ricorrendo però al Tas, che ha aderenze con Nyon e Zurigo, ma alla giustizia ordinaria, come ha già fatto Florentino Perez, ci vorrà un caso Bosman perché ci si liberi dal monopolio di Uefa e Fifa.
In contemporanea Antonio Conte ripete un film da lui già interpretato in altri siti, ha messo il broncio perché tradito dai cinesi e dai dirigenti. Gli allenatori passano, le squadre restano. È accaduto a Torino, è accaduto a Londra, accadrà a Milano. Il calcio continua a vivere in un mondo lontanissimo dalla realtà.
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