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La fine dell'Italian style. Tra portieri e bomber passa solo lo straniero

Nelle sette sorelle Meret unico possibile titolare tra i pali. In attacco Immobile è l'eccezione

La fine dell'Italian style. Tra portieri e bomber passa solo lo straniero

Dov'è finito l'italian style del calcio nostro? In serie B. No, non parliamo solo di Gigi Buffon, che verrà ricordato come uno dei portieri più forti della storia italiana. Intendiamo piuttosto tutto quel che riguarda i due estremi del gioco: portiere e centravanti. In quanto a numero siamo da serie B. In quanto a qualità già meglio. Eppure mai come stavolta ce la giochiamo con la contraddizione dei fatti. Italia campione d'Europa, con tanto di riconoscimenti al gioco e ai calciatori, ed invece sette sorelle, quelle che dovrebbero disputarsi scudetto e zona Champions, affidate a mani salvaporta e piedi da gol prevalentemente stranieri. Taluni nemmeno così fantastici.

Soprattutto in porta, dove la nostra storia pallonara ha sempre raccontato di una grande scuola. Per le punte centrali siamo andati ad annate: ed è da qualche tempo che c'è carestia. Se, infatti, leggiamo i nomi dei centravanti di Mancini non c'è da essere cuor leggeri: Immobile, Belotti, Raspadori. Aggiungiamo Scamacca e il solito Balotelli. Il resto è speranza. Non si va molto oltre. Non è un caso che nell'ipotetico Settebello del campionato solo la Lazio si affidi al centravanti della nazionale, mentre le altre credano nel piedone lo sbirro straniero: da Cristiano Ronaldo e Morata a Dzeko e Lautaro, Giroud con Ibrahimovic, fino a Osimhen e Mertens, Zapata e Muriel, infine la Roma che ha pescato Abraham insieme a Shomurodov. Per il vero il club di Mourinho con i 40 milioni pagati per il suo inglese, in abbinata ai 10 per Rui Patricio in porta, è quello che ha speso di più nell'abbinata estera.

Poteri del nostro pallone, ma anche della mancanza di buoni addestratori e scopritori: allenatori di prima squadra e delle giovanili, talent scout, dirigenti che puntano alla plusvalenza sugli under. La partenza di Donnarumma per la Francia e il ritorno di Gollini in Inghilterra (leggi Tottenham) hanno assottigliato la schiera dei portieri di qualità. C'è da sperare che Spalletti scelga Meret (l'alternativa è Ospina) per la porta del Napoli sennò il Vippame sarebbe tutto in mani straniere. Leggere: Szczesny, Handanovic, Maignan, Rui Patricio nuovo arrivo, Reina, Musso al posto di Gollini. Qualche squadra, leggi Milan, Roma e Lazio, schiera portiere e riserva stranieri, altre provano a salvare l'italian style almeno in panchina. Ma su 20 società, solo 12 avranno un titolare italiano: magari giovane e forte (Cragno-Cagliari) oppure campione d'Europa ma invecchiato (Sirigu-Genoa).

Tanto per non dimenticare, ecco una lista di 10 portieri che negli ultimi 60 anni hanno retto la nostra credibilità: Buffon e Zoff, Albertosi e Giuliano Sarti, Galli e Zenga, Peruzzi e Marchegiani, Pagliuca e Toldo. Senza dimenticare, Bordon, Tancredi, Lido Vieri e Negri, Cudicini, Tacconi, Seba Rossi. Bene, Donnarumma a parte, in questi anni non si è intravisto un giovane (forse solo Cragno) che valga uno di queste antiche saracinesche. E, quindi, se vogliamo goderci un po' di autentico italian style dovremo rifugiarci in qualche corsaro difensivo e nella nouvelle vague del centrocampo, intesi come centrali ed esterni. In attesa che un Milan qualsiasi non preferisca giocarsela con un Mike Maignan, certamente dotato, e costruisca un buon portiere in casa dopo aver lasciato andare il migliore.

In questo senso, quello dei numeri uno, soprattutto la storia di Milan e Inter piange calde lacrime.

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