Prima firmare poi parlare. Il "Diavolo" d'Arabia comincia con una gaffe

Non gradito da Elliott il tweet di plauso del n°1 di Investcorp Alardhi dopo la vittoria del Milan

Prima firmare poi parlare. Il "Diavolo" d'Arabia  comincia con una gaffe

Milano. Una nota stonata. Viene bollata così la prima uscita pubblica, in materia di Milan, del presidente esecutivo di Investcorp Mohammed Alardhi, il maresciallo come lo chiamano nelle chat i tifosi rossoneri, fondo omanita in trattativa esclusiva con Elliott per acquisire la proprietà del club rossonero. Dopo il successo, nemmeno molto semplice sul Genoa, e il ritorno in cima alla classifica (con asterisco), ha pubblicato su twitter un post per applaudire il successo e augurare buona Pasqua ai tifosi del club. Chissà quale genio della comunicazione gli ha suggerito la mossa che a livello mediatico non ha riscosso le simpatie preventivate. Piuttosto, per i professionisti della finanzia, ha il sapore di un passo sbagliato visto che di solito in quell'ambiente, come raccontano gli esperti del ramo, «prima si firma e poi si parla». Dalla parte del fondo, il messaggio ha avuto il senso di una conferma del grande interesse per l'acquisizione che si può spiegare leggendo qualche dato (la popolarità del brand in quella zona geografica) e una serie di parametri che sono stati illustrati di recente durante un convegno di grande prestigio, il Business of football summit organizzato a Londra dal Financial Times. In quella occasione Giorgio Furlani, che è l'esponente di Elliott deputato al negoziato e che nel cda rossonero rappresenta il fondo anglo-americano, mostrò tutte le cifre del risanamento unite alla performance calcistica.

La trattativa è tutt'altro che chiusa. Sono in discussione la definizione di due capitoli, la questione stadio da un lato, e il valore complessivo dell'operazione dall'altro. Secondo le fonti citate da Reuters l'offerta di 1,1 miliardi è quella iniziale. Elliott vorrebbe strapparne 1,2 miliardi così da offrire all'operazione stessa i connotati di una succosa plusvalenza. Per lo stadio è evidente che i ritardi imposti dalla burocrazia e dal partito del no a Milano hanno rallentato l'iter del dossier che dovrebbe ricevere l'accelerazione necessaria a metà maggio. In caso contrario, anche l'acquirente proveniente dall'Oman potrebbe prendere in esame l'offerta del comune di Sesto San Giovanni. In quel caso la soluzione sarebbe lo stadio solo per il Milan lasciando libero San Siro per l'Inter e il sindaco Sala con una bella grana sul tavolo.

Nei colloqui intervenuti tra le due delegazioni, è nel frattempo emerso un dettaglio di non poco conto. E cioè la determinazione di Investcorp (che ha nel suo capitale il fondo sovrano Mubadala) di confermare il management che ha guidato il Milan fuori dalle sabbie mobili del debito (lasciato da Fassone e Mirabelli) e del declino tecnico. Questa scelta, già filtrata a casa Milan, ha contribuito a rasserenare sia l'ad Gazidis che Maldini e Massara (più Pioli), i quali hanno il loro contratto in scadenza.

Si sapeva, grazie a un accordo formale, che il rinnovo dell'area tecnica sarebbe stato reso pubblico a fine stagione, considerato uno snodo decisivo. E non soltanto perché c'è da partecipare allo sprint finale dello scudetto. Martedì c'è la seconda semifinale di coppa Italia (finalissima fissata nel calendario per mercoledì 11 maggio) contro l'Inter.

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