Folla e scontri, tutti pazzi per Balo «Qui voglio diventare grande»

Galliani: "Il primo top player dopo Ibra, lo voleva Berlusconi". Che gli telefona. E in serata tafferugli fra ultrà e polizia fuori dal ristorante dove stava cenando

Folla e scontri, tutti pazzi per Balo «Qui voglio diventare grande»

«Sapevo che sarei arrivato qui al Milan e sono corso». Mario Balotelli è un ragazzo fatto così: tutto istinto e niente calcolo, incapace di rincorrere frasi ad effetto per piacere alla gente che piace. Perciò appena è sbarcato a Malpensa con un volo privato da Londra, scortato da Raiola, il suo procuratore e da Adriano Galliani, indossando una felpa con frase dei Beatles quasi fosse primavera, ha raccontato ai microfoni di milan-channel la chiusura del suo cerchio magico. Del Milan era tifoso da ragazzino, per il Milan aveva litigato con Materazzi e mezza Inter ad Appiano Gentile, del Milan aveva indossato la maglia per sberleffo con Striscia la notizia, al Milan è arrivato dopo un viaggio breve e tormentato in quel di Manchester durato un paio di anni. «Sapevo che sarei arrivato qui al Milan e sono corso».
Di corsa è arrivato Mario Balotelli a Milano, dopo una serie di rinvii dovuti alla nebbia che ha bloccato lo scalo di Linate e alla burocrazia inglese. Di corsa, evitando il bagno di folla a Malpensa, ma non quello all'arrivo all'ospedale di Busto Arsizio per le visite mediche. Affetto, quello dei tifosi e degli ultrà, che in serata è purtroppo degenerato in uno scontro con la polizia fuori dal ristorante milanese in cui, assieme a Galliani, cenava il campione (lancio di bottiglie e un agente ferito sarà il bollettino). Un vero peccato. Tanto più dopo che Mario si era affacciato e aveva saltellato con i tifosi al ritmo di chi non salta nerazzurro è... e dopo le belle parole del pomeriggio «spero che mi vorranno bene e io cercherò di ripagarli» era stata la prima promessa, con quel sorriso che sapeva anche di sincero smarrimento dinanzi al caos. Lo stesso sorriso spuntato appena al telefono del suo accompagnatore aveva ascoltato la voce di Silvio Berlusconi, il presidente che gli dava il benvenuto.
Tutto in fretta è accaduto. Discesa la scaletta del jet privato, un addetto del club rossonero gli ha messo al collo la sciarpa, Galliani gli ha consegnato la sua maglia, ufficiale, con tanto di numero confermato, il 45. «Era da tanto tempo che volevo essere qui» ha ripetuto a Mauro Suma, direttore di milan-channel, è un sogno che si realizza: l'hanno fortemente voluto il presidente Berlusconi in testa, la società e i tifosi» l'incipit di Adriano Galliani che ha fatto poi ritorno in ufficio per preparare i passaggi successivi dell'operazione Balotelli. Ieri l'inizio delle visite mediche, oggi il completamento, poi la puntata a Milanello per il saluto ad Allegri e squadra, quindi venerdì il primo allenamento, infine alle 19 in punto, la presentazione ufficiale ai media.
«È stata dura, dura dura ma ce l'abbiamo fatta e per la prima volta, dopo Ibrahimovic, abbiamo riportato nel nostro calcio un top player» il primo consuntivo firmato da Galliani affascinato dalla prospettiva di poter schierare la coppia d'attacco della Nazionale, «El Shaarawy e Balotelli» la spiegazione didascalica che segnala la volontà del club di puntare sugli under 23, senza passi indietro. «La nostra società ha messo in atto da circa un anno una profonda riorganizzazione dei costi e degli investimenti. Questa opera ci ha consentito di liberare risorse che possono essere investite non solo per l'ingaggio di giocatori eccellenti» la soddisfazione di Barbara Berlusconi, componente del cda rossonero. «Spero di diventare grande con il Milan» l'ultima frase di Mario Balotelli appena sbarcato nel pianeta Milan e travolto anche dall'arrivo di Staffelli col supertapiro. Forse è la frase che tutti al Milan si aspettavano di ascoltare.

Adesso che il cerchio della vita calcistica di Mario si è chiuso, magicamente, è venuto il momento di diventare grande. Di diventare un uomo. Promette bene il primo atto: mettere all'asta per beneficienza la Bentley con cui viaggiava a Manchester.

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