Il verdetto è atteso per il 22 giugno. E dev'essere un verdetto che apre le porte del club Italia alla figura di Marcello Lippi non come dt della Nazionale ma nelle vesti di supervisore dell'attività delle squadre azzurre. Attualmente la nomina ufficiale è bloccata da una norma sulle incompatibilità scritta a suo tempo dall'avvocato Galavotti in modo molto generico e anche talebano perché di fatto stabilisce che chiunque dipendente o collaboratore della federcalcio abbia tra i propri familiari un procuratore non può esercitare il proprio ruolo. Nel concreto vorrebbe dire che persino il centralinista di via Allegri dovrebbe essere considerato fuori legge.
Il presidente Tavecchio, d'intesa con il suo predecessore Abete, ha girato il quesito alla corte federale per avere un chiarimento in proposito. L'orientamento che sta prevalendo è quello di stabilire la riscrittura della norma in modo da definire con maggiore precisione il perimetro della incompatibilità, con riferimento concreto alle diverse figure che regolano la vita e l'attività della federcalcio. Riscritta la regoletta da parte del consiglio federale appositamente convocato e fissati nuovi paletti sarà possibile procedere all'annuncio dell'incarico conferito al ct che fu campione del mondo in Germania. È una questione da dottor sottile, come si può ben intuire, perché bisognerà prevedere il principio senza ledere la figura disegnata per Marcello Lippi di cui la presidenza federale ha un grande bisogno perché significherà avere un interlocutore pronto per affrontare ogni questione tecnica per tralasciare del rapporto di proficua collaborazione con il ct appena battezzato, Giampiero Ventura. Fu il viareggino a consigliarlo, fu sempre lui a condurre la trattativa (stipendio più staff e mansioni), fu ancora Lippi a esprimere il suo aperto dissenso quando da palazzo Chigi giunsero segnalazioni per cambiare cavallo e puntare sul più giovane Montella. Non è perciò pensabile che si possa fare marcia indietro e lasciare Lippi fuori dal nuovo progetto che prenderà il volo appena concluso l'europeo affidato a Conte e al suo gruppo. Inutile immaginare che dopo un provvedimento del genere si possano fermare le polemiche. Davide Lippi, figlio di Marcello, è un procuratore molto attivo ma suo padre si occuperà di certo dei programmi e dei metodi di selezioni delle diverse nazionali, specie quelle giovanili (qui Arrigo Sacchi ha fatto un ottimo lavoro nel passato quadriennio) ma non potrà mettere becco sulle singole convocazioni. Su questo sottile distinguo sarà salvato il nuovo incarico.
E allora aspettiamoci l'arrivo di Marcello Lippi in federcalcio e gli altri veleni. Il tecnico viareggino ha vissuto in questi giorni con evidente fastidio tutta la vicenda che lo ha visto protagonista anche ai tempi di calciopoli.
Nessuno potrà dimenticare che proprio per il clima avvelenato di quei tempi il ct prima di mettere piede a Duisburg nel 2006 fece sapere all'allora capo-delegazione Giancarlo Abete che avrebbe abbandonato l'incarico, qualunque fosse stato l'esito del torneo. Trionfò a Berlino e con un certo orgoglio mantenne fede.
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