Non si sa bene chi siano gli scapoli e chi gli ammogliati ma la serie A continua nella sua modestia anche imbarazzante. Mai vista tanta pochezza difensiva, errori e distrazioni, la tecnica di base è andata a ramengo, la tattica resta sulla lavagna, anche chi comanda, dico il Napoli, diventa stucchevole, alle sue spalle la musica viene tenuta alta da voci isolate, comunque trattasi di grandi tenori. Non fa notizia, dunque, la squadra di Sarri, a parte qualche solito mugugno per la/il Var, non fa specie la Lazio che, a mio giudizio, gioca il football più vario, idem per le altre che aspirano e sperano.
Ma il resto? Nemmeno mancia, è poco, quasi nulla. Che cosa è mai la Fiorentina se non un diminutivo di se stessa e i Della Valle che vogliono fare da grande? Che cosa è il Genoa che sbanda dovunque? E che cosa significa, infine, questo torneo a 20 squadre? Prendete il Benevento: incassa venti-trenta milioni dai diritti televisivi e prenota il paracadute ugualmente multimilionario in caso di retrocessione. Però come si è rinforzato per restare a galla? Con i prestiti che dovrà restituire. E le altre promosse idem come sopra, con qualche romantica speranza ma si tratta sempre di corpi molli, fragili che nulla aggiungono all'interesse di un campionato che è decisamente spaccato in due tronconi. Non mi sembra il caso di proporre i play off, già il calendario è intasato e poi, spesso, il supplemento è noioso come certe telecronache di questi tempi là dove le seconde voci a nulla servono o, in alcuni casi, complicano ciò che è invece evidente e chiaro.
Le coppe europee, in tre giorni, ridaranno un significato più logico al nostro censo.
Juventus, Napoli e Roma giocano un turno di Champions spettacolare per i napoletani contro Guardiola al San Paolo, delicato per la squadra di Allegri a Lisbona e affascinante per il ritorno in Italia di Conte contro la Roma. Saranno quelle ore un po' più pepate e gustose rispetto alla minestra in brodo (con i dadi) della mensa di serie A.
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