Francia pronta a un'altra inondazione: di calcio

Venerdì scatta il primo europeo allargato a 24 squadre, ma senza il suo grande ideatore Platini

Tony Damascelli

Secondo un sondaggio de Le Figaro il 74% dei francesi ritiene che il Paese non sia sufficientemente preparato al rischio di inondazioni. I francesi sono invece certi di saper tollerare l'invasione di centinaia di migliaia di tifosi dei ventiquattro Paesi che si apprestano a giocarsi il titolo europeo di football. Un mese di calcio vero, dal 10 giugno al 10 luglio, vcentiquattro nazionali, poco meno della metà delle federazioni componenti l'Uefa. Ho scritto l'Uefa e non posso non pensare a Michel Platini, l'Assente. Lui ha voluto questo torneo allargato, lui ha voluto questa formula, lui ha voluto riportare i giochi là dove trentadue anni fa portò la Francia alla conquista della coppa, miglior goleador, miglior calciatore. Erano anni in cui non pensava certo di poter diventare capo dello stato calcistico europeo e nemmeno che i suoi soci della Fifa lo avrebbero giustiziato per uno sporco e oscuro affare di denari, nel quale gli stessi uomini puri di Fifa sono dentro fino all'ultimo pelo del cranio.

L'assenza di Platini sarà pesante e presente ogni giorno. Michel è stato ufficialmente invitato da Villar, il vicepresidente che sta occupando le funzioni di dirigenza (osteggiato dal resto della compagnia), ma Platini si terrà alla larga da cerimonie e ipocrisie. In autunno tornerà a giocare le sue carte ma non nel calcio.

La Francia cerca di sapere chi sia la più bella del reame continentale, lo fa annusando l'aria che non è affatto dolce. Il timore di atti terroristici sta concentrando tra Parigi e il resto del territorio le forze speciali di sicurezza dei vari Paesi (i servizi segreti sono al lavoro da oltre un mese), il teatro del football è un bersaglio comodo e facile, raggruma gente di e da ogni dove, ha un effetto mediatico unico ma è anche vero che là dove l'attenzione e la tensione sono ai massimi, proprio in quei siti la calma e l'ordine restano tali, a parte qualche episodio di fanatismo calcistico e di ubriachezza hooligana. E' la speranza, è l'augurio contro i vigliacchi assassini che vogliono infiltrarsi tra la folla festante per seminare la morte. Meglio sarebbe non azionare l'antifurto in presenza di una semplice zanzara, l'allerta è generale, basta un'ombra ed è subito paura.

Il calcio, dunque, la nostra nazionale di impiegati che sognano di diventare padroni della ditta, il Belgio pieno di mercenari, l'Inghilterra giovane, il Regno non del tutto unito per colpa della Scozia non qualificata, la Francia di Pogba, la solita grande Germania, la Spagna senza i tre tenores del Barcellona impegnati nel parallelo torneo americano, il Portogallo e la Svezia firmati da due fuoriclasse, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic, le altre, in fila, con quelle dell'est sempre pronte al rififì, la sorpresa dell'Islanda, turchi e svizzeri perché no? Roba buona, tifo caldo ma sotto controllo, cinquantuno partite in diretta televisiva pomeridiana e serale, quarti, semifinali e finale

tutti in notturna. L'Italia di Conte parte con le luci di posizione, troppe le assenze, sensibile il divario tecnico con le cosiddette grandi. Debutto contro il Belgio lunedì prossimo, giorno 13, sant'Antonio. Santo Conte?

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