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Fresca, bella e vincente Il marchio di Mancini ha rilanciato la Nazionale

Il ct ha scelto i migliori dando fiducia anche a chi non l'aveva. Ed è tornato l'entusiasmo

Fresca, bella e vincente Il marchio di Mancini ha rilanciato la Nazionale

«A gonfie vele», potrebbe essere l'ultimo hashtag di successo e, invece, è la sintesi più immediata di Gigio Donnarumma sul presente e, si spera, futuro di questa nazionale. Non è detto che il ragazzo saracinesca non abbia fatto un pensierino, all'hashtag e al futuro di giugno, però questa nazionale di giovanili ardori e carezzanti furori sta filando davvero come uno sloop da regata. Mettiamoci il marchio Mancini, non solo la mano, e tutto quadra. C'è ancora qualcosa da mettere a punto in difesa però l'Italia ha riscoperto di avere una nazionale giovane e di giovani: e non sempre le due identità coincidono.

E pare che l'idea funzioni: gli audience tv confermano l'attrazione (venerdì circa 6 milioni al video), la gente se la gusta e la sente vicina (non a caso ieri Vialli, Donnarumma e Gravina sono andati a Venezia), sui social ricomincia a guizzare l'ottimismo ed anche fra i calciatori che danno sensazione di essere già gruppo. Una volta lo dicevano per intervista, ora bastano due frasi nell'etere. Bonucci che ammette: «Abbiamo ancora margini di miglioramento ed è la notizia più bella». Acerbi, che ha conquistato un posto per l'Europeo, racchiude tutto in una frase simbolica: «Sono felice». Bernardeschi, dopo aver rispolverato forma e prepotenza fisica, rispolvera i libri di storia: «Dieci vittorie consecutive: abbiamo scritto una piccola pagina di storia della nazionale, ma ne vogliamo scrivere una molto più importante l'anno prossimo». L'ottimismo della gioventù che controbatte il conformismo del dubbio. Una filosofia che ha segnato sempre la strada di Mancini: sfacciato e ottimista più che teorico, categorico e riformista. Il suo bello con qualche limite.

Questa nazionale, nel giro di un anno e mezzo, si è trasformata grazie al lancio di giovani che altri tenevano in panchina, ha detto a tutti che c'era posto (rosa quasi fatta, dubbi solo per tre ruoli), ma serviva qualità, tenuta atletica, voglia di sprigionare talento e senso del gioco nella squadra: non della squadra. E oggi il ct riassume: «Abbiamo accettato un verdetto amaro e voltato pagina e impostato un lavoro tecnico diverso». Mancini ha pescato ragazzotti come Zaniolo, dandogli fiducia ancor prima del club, non ha badato al pedigree lanciando 22 esordienti, ha abbinato qualità certa, quella di Jorginho e Verratti, a scommesse (Barella e Sensi) e le scommesse sono state vinte. Da tempo teneva sott'occhio Tonali e ieri ha confermato che vale l'europeo. Del resto l'odierno ct ha sempre avuto vista lunga sui buoni giocatori e sui giovani: lanciò Balotelli e Bonucci nell'Inter, vide prima di altri le qualità di Pato, Hamsik e Vieira senza riuscire a farseli comprare, possiede il gusto del talent scout e prova sempre a lanciare giocatori giovani o poco conosciuti. L'idea di avere grande scelta è un'attrazione fatale ed infatti l'Italia giovane è quasi un controsenso con le scelte della serie A che punta su stranieri e gente collaudata. Direte: ma il Milan dei giovani non è proprio uno splendore. Vero, però bisogna saper scegliere. Mancini ha scelto l'Italia migliore.

Comunque vada, nessuno potrà dire: c'era di meglio.

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