Finale di partita

Fuori dagli stadi un altro eurofallimento

È l’Europeo che sgretola l’Europa. Due giorni e mezzo e sembra l’incipit di un bignami della prima o della seconda guerra mondiale. Perché sono popoli contro, sotto le spoglie degli hooligans

Fuori dagli stadi un altro eurofallimento

È l’Europeo che sgretola l’Europa. Inglesi contro russi, francesi contro inglesi, russi contro francesi, poi francesi contro polacchi e contro nordirlandesi, poi tedeschi contro francesi. Due giorni e mezzo e sembra l’incipit di un bignami della prima o della seconda guerra mondiale. Perché sono popoli contro, sotto le spoglie degli hooligans.

È difficile stavolta non collegare il calcio alla politica, perché se è vero che la violenza degli ultrà non è una novità neanche per le competizioni per Nazionali, è vero anche che l’Europa nel senso di palcoscenico europeo è il non luogo perfetto per tirare fuori identità molto diverse che sfociano nell’insulto e poi nello scontro. Può non c’entrare la Brexit, per esempio, ma il riflesso è immediato. Così come è quasi inevitabile pensare che in questo Europeo confluiscano i reflussi nazionalisti che crescono in ogni Paese. Delle 24 nazionali presenti a Euro2016, quasi la metà rappresentano Paesi in cui negli ultimi quattro anni per ragioni diverse è cresciuto molto il sentimento anti-europeista e di conseguenza hanno avuto sempre più spazio movimenti politici o para-politici nazionalisti: Austria, Ungheria, Svizzera, Germania, Francia, Inghilterra, Italia, Spagna, Polonia, Croazia. La guerra Russia-Ucraina che ha visto l’Europa istituzione protagonista non è ancora finita né militarmente, né diplomaticamente.

E ieri sera a Lille abbiamo visto, sentito e raccontato quanto questa abbia influito e influisca anche soltanto dentro allo spogliatoio della squadra ucraina divisa tra filo-Mosca e filo-Kiev. Tornando all’Inghilterra e alla Brexit è chiaro che gli inglesi che hanno distrutto mezza Marsiglia tra venerdì e sabato non l’abbiano fatto pensando a Boris Johnson e Nick Farage che tifano per l’uscita di Londra dall’Ue. C’entrano molto di più l’alcol e la violenza fine a se stessa, eppure le cronache che abbiamo letto dagli inviati raccontano che tra i fiumi di birra che colava a litri gli hooligans inneggiavano proprio alla Brexit, ciò che nelle loro folli scorribande degli anni e dei decenni scorsi non esisteva neanche. La Francia, fondatrice dell’Unione, nonché Paese molto europeista con l’eccezione dell’oggi consistente sostegno al Front National, è il terreno su cui l’Ue sta andando in crisi quasi più che nei palazzi di Bruxelles. La polizia sembra inerme, come lo sono spesso i politici che in Europa si trasformano in burocrati. I sistemi di sicurezza sono imbarazzanti: razzi che entrano negli stadi, invasori di campo solitari che scavalcano le recinzioni, città semidistrutte. L’impotenza degli agenti è l’impotenza di un Continente. Nel calcio e non solo. Schiacciato da se stesso, dai suoi errori, dall’idea di mettere insieme chi insieme non ci può stare.

E soprattutto, spesso, non vuole.

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