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Ganna, un Giro da gigante. È già sulle orme di Indurain

Il re della crono mondiale e prima maglia rosa vince in solitaria una tappa logorante: è il futuro dell'Italia

Ganna, un Giro da gigante. È già sulle orme di Indurain

Al via da Mileto c'erano i giganti, solitamente rappresentati da una donna bianca (Mata) e da un guerriero nero (Grifone). Due fantocci di cartapesta che generalmente vengono portati a spalla o trainati danzando al ritmo dei tamburi, nelle località della Calabria e della Sicilia, dominate un tempo dai normanni.

Da questo piccolo borgo che sa di latte di mandorla e che sorge su una collina a est del monte Poro, animato dalla notte dei tempi da Ruggero il Normanno della famiglia degli Altavilla, è partita ieri mattina la tappa, in direzione Camigliatello Silano, una tappa che ha salutato un altro gigante.

Non è un fantoccio, e non è nemmeno di cartapesta. Questo è di carne e ossa, ed è pure un gran bel ragazzo, che di professione fa il ciclista e va come il vento. È il signore delle cronometro e dell'arcobaleno: il suo nome è Filippo Ganna, il gigante di Vignone.

È il volto nuovo del ciclismo italiano, che in questi anni ci ha deliziato facendo incetta di titoli mondiali (quattro) su pista e ieri si è esaltato esaltandoci in una tappa lunga (225 km), senza un metro di pianura. Il signore della crono mostra al mondo intero una versione inedita e di lusso del suo repertorio: un Top di Ganna. Vince una tappa lunga e logorante con tanta salita, mulinando lunghi rapporti e divorando chilometri e compagni di fuga sulla Sila. Arriva al traguardo solo. Da campione. Dopo svariati titoli mondiali in pista, dopo le maglie iridata e rosa a cronometro in una settimana, Pippo si mostra pronto per aprire un'altra fase della sua crescita; diventare presto un protagonista delle classiche: da Roubaix a Fiandre.

In un clima autunnale, il ciclismo italiano vive la sua primavera: terzo successo in cinque giorni. «Geraint Thomas mi ha detto di provarci e io ho semplicemente obbedito», spiega il gigante piemontese, che si mette all'opera quando mancano all'arrivo ancora 200 chilometri. Scappa con altri sette, compreso il compagno Salvatore Puccio, designato dal team come uomo da portare al successo. Pippo non si fa pregare, lui prende e va. Lo aiuta senza alcun problema, poi quando si fanno sentire nelle gambe di Puccio e compagnia, si mette in proprio.

Sulla lunga e pedalabile ascesa del valico di Montescuro, reso ancor più buio da nebbia e pioggia, il gigante di Vignone prima resiste con Carretero e Zardini, poi tiene il passo di De Gendt e Rubio, infine quando questi due cominciano a farsi i dispetti lui, Top Ganna, toglie il disturbo e se ne va. Per lui gli ultimi undici chilometri in solitaria sono una cronometro. Lui arriva da solo, incredulo e felice.

L'Italia scopre di avere un potenziale Miguel Indurain (lo spagnolo esplose a 27 anni, ma Filippo dovrà chiaramente dimagrire, senza perdere peso e potenza) e ha un team al proprio fianco che in materia non è secondo a nessuno.

Intanto al comando ci resta il 22enne portoghese Joao Almeida, ieri terzo. Bene Nibali. Lo Squalo controlla tutti in salita prima di tastare il polso ai rivali in discesa. Kelderman e Fuglsang si limitano a seguirlo. Salta Jonathan Caicedo.

Ma la giornata è tutta di questo ragazzo italiano, uno dei volti più belli del panorama ciclistico mondiale: per noi un Top di Ganna.

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