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Garcia, l'uomo solo al comando: «Chiedere scusa? Non fa per me»

Come perdere due volte col Barcellona. Tra l'ex tecnico della Roma, Luis Enrique e l'attuale allenatore Rudi Garcia c'è ancora un bel divario. Non foss'altro per l'onestà intellettuale, per la capacità di autocritica. Luis, sempre pronto a scusarsi per ogni partitaccia, magari per una vittoria venuta male. E poi c'è Rudi, che dopo la scoppola di martedì ha fatto lo gnorri. Niente scuse, si riparte, il responsabile sono tutti e nessuno. E poi, in fondo, oggi arriva l'Atalanta, di spagnoli neanche l'ombra.Detto questo, dopo il tatticissimo sfogo del dg Baldissoni, Garcia è rimasto solo, più di prima. Neanche una difesa d'ufficio da parte di un dirigente, di un giocatore. Prigioniero di un destino segnato: se non vince il campionato se ne torna in Francia. E siccome non è così matematico aggiudicarsi scudetti... «Siamo arrabbiati - attacca il mister, in conferenza stampa -. Dopo Barcellona la squadra era sotto un treno, ora non resta che battere l'Atalanta per dimostrare alcune cose». Tipo? «Che la sconfitta contro i catalani non avrà lo stesso effetto di quella contro il Bayern di un anno fa». Ribadisce di non volersi scusare coi tifosi: «Inutile tornare sul Barcellona, inutile scusarsi, non fa per me, io guardo al futuro. Ho parlato con la squadra, c'è un'alta insoddisfazione perché potevamo fare meglio». Ma gli obiettivi restano immutati. «Passare il girone in coppa e qualificarci per la prossima Champions, poi vedremo...». Per farlo la Roma dovrà tirare fuori il carattere: «Di personalità ne abbiamo - assicura Garcia - perché quando siamo spalle al muro riusciamo sempre a reagire. Non è vero che siamo scesi in campo già sconfitti e non è vero che prepariamo male le partite». Oggi il mister francese potrà contare su De Rossi, Manolas e Castan. Non sui tifosi.

All'Olimpico saranno solo in 30mila.

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