I rischi di veder svanire di colpo l'incantesimo c'erano tutti: l'avversario era l'Udinese imbattuta in casa da 22 partite, la squadra lamentava l'assenza contemporanea (e pesante) di Totti e Gervinho, in generale si doveva sfidare la legge dei grandi numeri. In più qualche segnale era arrivato nel corso del match: Roma più arrugginita e imprecisa nei movimenti, un palo della scheggia impazzita Muriel dopo appena 150 secondi, un salvataggio miracoloso di Castan sul tocco di Gabriel Silva, l'espulsione di Maicon a metà ripresa che aveva lasciato i giallorossi in dieci. Insomma una vera e propria prova del nove davanti all'inquietudine del gruppo e di una tifoseria intera.
E invece la Roma, grazie al carattere, supera anche il test più difficile - più a livello psicologico che tecnico, senza nulla togliere alla truppa di Guidolin - di quest'inizio di stagione. Nove vittorie su nove e 27 punti in classifica, come la Juve di Fabio Capello della stagione 2005-06 (per Federico Balzaretti, presente in quel gruppo bianconero, un incredibile bis) con il condottiero Garcia già nella storia al debutto nel nostro campionato. Inoltre una difesa che allunga la sua striscia di imbattibilità a quasi 600 minuti e resta con un solo gol al passivo.
L'uomo della provvidenza al Friuli è Michael Bradley, l'unico americano della Roma a stelle e strisce: il centrocampista è il decimo giocatore della rosa ad andare in gol e si rivela il grimaldello ideale trovato da Garcia in un match sofferto ma intelligentemente indirizzato dal tecnico nell'ultima parte. Stavolta il successo non è meritato come i precedenti (per la prima volta non ci sono i due gol di scarto della media giallorossa) ma la sostanza cambia poco: la Roma è una sicura candidata al titolo e non può più nascondersi. Per certi versi ricorda molto la prima Juve di Conte, ovvero una squadra motivata e affamata non con una rosa ampia, ma senza il pensiero delle coppe.
«Il record di vittorie non è un trofeo, noi vogliamo vincere un titolo. Se non è quest'anno spero sia il prossimo, con il progetto della Roma - così l'allenatore di Nemours, il vero artefice di questo miracolo giallorosso che incassa via tv anche i complimenti di Conte -. Lui è uno che ha vinto gli scudetti, io ancora niente. La vittoria di Udine vale più di tre punti, è stata ottenuta con il cuore e con la testa ed è stato importante per il nostro futuro. Conterà molto a fine stagione. E più del solito i calciatori entrati in corsa hanno aiutato la squadra». E a chi gli ricorda Liedholm che diceva che in dieci si può giocare meglio e vincere, Garcia sorride e risponde: «Sì, forse in una partita, in due o tre è più difficile...». «La squadra ha dimostrato coraggio, forza e due p... così», scrive capitan Totti, l'assente illustre al Friuli, sul suo sito, salutando la nona sinfonia dell'orchestra giallorossa, pure orfana del suo primo violino.
L'Udinese esce a testa alta dal campo e perde l'imbattibilità casalinga che durava dal 2 settembre 2012. L'ultima a vincere al Friuli fu la Juve di Conte che poi conquistò il titolo. Gli scaramantici di fede giallorossa hanno pane in abbondanza per i loro denti...
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