Masticava amaro a fine partita Gian Piero Gasperini. La sua Atalanta, seppur in inferiorità numerica per oltre 50 minuti, non è riuscita a sbancare Sassuolo, rinviando al tempo stesso la festa scudetto dell'Inter. Scenario possibile solamente nel caso in cui i bergamaschi fossero usciti dal Mapei Stadium con l'intera posta in palio. Un successo avrebbe spostato in là di 6 giorni la festa tricolore interista e da un certo punto di vista avrebbe rappresentato una piccola rivincita per il tecnico di Grugliasco, sedotto e abbandonato in quelle poche settimane del 2012 in cui aveva allenato i nerazzurri di Milano.
All'Inter non avevano creduto fino in fondo nelle idee del Gasp, al quale ai tempi non erano stati neppure consegnati rinforzi adatti al suo calcio. Con i leader dello spogliatoio (Cambiasso in primis, do you remember Novara-Inter?) a osteggiarne il modulo tattico e la difesa a 3. Fatalità del destino l'Inter è tornata a vincere proprio con la retroguardia a 3 tanto cara all'attuale condottiero della Dea, che nel post partita di Sassuolo ha evidenziato come le decisioni arbitrali, in particolare l'espulsione di Gollini in avvio (il fallo c'è ma Romero stava rinvenendo come ultimo uomo) e il rigore concesso ai padroni di casa (contatto Toloi-Boga) possano fare la differenza nella volata Champions: «Questi episodi sono pesanti e stanno diventando frequenti. Faccio i complimenti ai ragazzi, siamo riusciti ad andare in vantaggio nonostante l'inferiorità numerica. Abbiamo subito il pareggio su un rigore molto dubbio».
Infatti l'Atalanta era dapprima passata in vantaggio grazie a Gosens e, dopo aver subito il pari di Berardi dal dischetto, ha avuto nel finale l'opportunità di vincere la gara. Muriel però dagli undici metri si è fatto ipnotizzare da Consigli. Un errore che ha inchiodato il punteggio sull'1-1 scatenando i caroselli interisti.
La Dea resta comunque seconda (agganciata da Milan e Juve, che però sono in svantaggio negli scontri diretti con la Dea): «Le prossime gare sono difficili,
dobbiamo stare molto attenti e avere la rabbia giusta per arrivare al nostro obiettivo». Ovvero conquistare il pass per la Champions League per il terzo anno di fila. Un'impresa che per l'Atalanta varrebbe come uno scudetto.
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