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Gattuso e quel "copia e incolla da Lippi"

"Non dobbiamo commettere l'errore di quattro anni fa" spiega alla fine Rino immaginando che quella Nazionale castigata a Palermo dalla Macedonia pagò una preparazione inadeguata

Gattuso e quel "copia e incolla da Lippi"
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A chi gli ha chiesto di raccontare i suoi primi mesi da ct, Rino Gattuso ha ripetuto come un mantra: "Non ho fatto ancora niente". Quelle sei partite, con cinque successi e una sconfitta, la più dolorosa perché patita contro la Norvegia, lo hanno spedito dietro la lavagna dei play off di marzo per la conquista del mondiale lasciandolo sulla graticola. Per questo ha continuato a ripetere "non ho fatto niente". Perché il resto è condensato in un solo obiettivo: il mondiale 2026. Di sicuro ha scelto una precisa ispirazione: il modello Marcello Lippi, il ct del mondiale di Berlino 2006, quando dinanzi alla panchina azzurra si presero testa contro testa per celebrare quella conquista straordinaria. "Da quando sono diventato ct ho fatto un copia e incolla di ciò che ha fatto lui, se vuoi creare un gruppo c'è una sola strada" la sua convinzione che affonda le radici nell'esperienza personale quando "un bambino di 12 anni lasciò la sua Calabria per trasferirsi a Perugia e rincorrere il sogno di diventare calciatore". Rino oggi è un uomo fatto e finito che conosce il peso della responsabilità e fa ricorso a quei ricordi ("non volli tornare a casa dai miei per non ammettere il fallimento") per trovare le stesse feroci motivazioni. La qualificazione al mondiale è così complicata proprio come quei giorni vissuti da ragazzino a Perugia nell'attesa della prima sfida a Bergamo con l'Irlanda del nord prima di conoscere l'eventuale seconda tappa tra Galles e Bosnia.

"Non dobbiamo commettere l'errore di quattro anni fa" spiega alla fine Rino immaginando che quella Nazionale castigata a Palermo dalla Macedonia pagò una preparazione inadeguata. Oggi lui e buona parte della compagnia azzurra hanno il chiodo fisso del mondiale. A dire il vero non sono i soli.

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