Sarà un viaggio per unire e condividere, anche se il Giro d'Italia è di per sé una corsa, quindi sfida e selezione. Ma è innegabile che il Giro d'Italia edizione 101 è, prima ancora di partire, già nella storia. Perché ne fa parte con la sua grande partenza da Gerusalemme, e l'arrivo finale a Roma sui Fori Imperiali, grazie ad un'immagine iconica e simbolica tale da sovrastare tutto il resto: forse anche la corsa stessa.
È un Giro che parte da Gerusalemme nel nome di Gino Bartali, «Giusto fra le Nazioni», per quello che quest'uomo schivo, riservato e brontolone, ha saputo fare per salvare centinaia di vite dall'Olocausto. Viaggi da Firenze ad Assisi, per poi tornare a casa con documenti falsi nascosti nel tubo piantone della propria bicicletta: dopodomani, Gino il Pio sarà nominato anche cittadino onorario di Gerusalemme.
Sarà la corsa della pace e della condivisione, anche se Chris Froome, campione britannico, vincitore di quattro Tour e una Vuelta, per la sua vicenda doping non ancora risolta e quindi ancora sotto esame al Tribunale antidoping dell'Uci, è figura altamente divisiva.
Detto questo, venerdì si parte. Da Gerusalemme. Una partenza storica: per la prima volta in assoluto, un grande giro scatta lontano dai confini dell'Europa, con una scelta che è carica di profondi significati.
Se a Gerusalemme si percorreranno le strade del centro con una crono di 9.700 metri, a Roma il gruppo sarà impegnato in un suggestivo circuito di 11,5 chilometri che sarà affrontato dieci volte e regalerà immagini di fascino assoluto. Tra le due città simbolo delle religioni monoteiste, ci sono 3546 chilometri e appena 44,2 a cronometro (mai così pochi dal 1974).
Il dislivello totale è di 44 mila metri. Ci sono le trappole dell'Etna, da un versante inedito, c'è il Gran Sasso. Ci sarà lo Zoncolan, che fa sognare il nostro Fabio Aru, e dà preoccupazioni all'ultimo vincitore del Giro l'olandese Tom Dumoulin.
Ma c'è anche il Colle delle Finestre, con i suoi 9 km di sterrato, che solletica la fantasia di Thibaut Pinot, ma anche dei colombiani Miguel Angel Lopez, Esteban Chaves e del nostro Domenico Pozzovivo. Ma c'è Chris Froome, che può fare tutto: blindare la corsa, spianare le montagne, e dividere il gruppo: per dominare. In attesa di giudizio.
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