Gigi all'ultimo stadio Dal Bernabeu a San Siro la storia si ripete

Con Spagna e Real le delusioni madrilene A Milano, dopo la Svezia, rischia con l'Inter

Gigi all'ultimo stadio Dal Bernabeu a San Siro la storia si ripete

Il remake trasformerebbe la storia in un finale da film horror. Gianluigi Buffon sta recitando una delle ultime scene della sua carriera. Il teatro, il palcoscenico è una drammatica coincidenza. Due volte in una stagione: da Madrid a Milano; dal Santiago Bernabeu a San Siro. Da capitano della Nazionale, prima, da capitano della Juventus, poi. È una storia già vista.

L'inizio della fine con la maglia azzurra in un giorno di inizio settembre: la dura lezione della Spagna si sarebbe rivelata fatale nel fallimento della qualificazione al mondiale di Russia. L'incubo si trasformò in realtà a novembre, sul prato del Meazza contro la Svezia, con le lacrime versate da Gigi e il pensiero ai bambini privati del sogno mondiale. Di fatto quello è l'addio alla maglia azzurra del portiere che sognava il sesto mondiale da record e invece ha dovuto mettere il suo nome sul momento più basso della storia del calcio italiano.

Pochi mesi dopo stessi stadi, ma maglia diversa. Il rischio grosso è che Buffon reciti suo malgrado lo stesso copione. È ancora un tormentone social la notte di Madrid: l'impresa storica sfiorata dalla Juventus trasformata in una beffa dall'arbitro inglese Oliver. E adesso sabato si torna a San Siro, contro l'Inter, partita diventata decisiva per lo scudetto dopo il ko rovinoso con il Napoli.

Dalla Nazionale alla Juventus, Gigi non ha esitato a metterci la faccia, ma si è anche ritrovato coinvolto in ricostruzioni scomode. In azzurro si parlò di riunioni, ammutinamento prima del ritorno con la Svezia con i senatori, tra cui ovviamente Buffon, a fare pressione su Ventura per la formazione e modulo. Il portiere avrebbe poi ammesso che l'Italia «si è portata dietro le scorie della batosta con la Spagna». Adesso il sentire comune è che anche la Juventus stia patendo il contraccolpo della beffa, non un tonfo, con il Real Madrid.

Al Bernabeu Buffon si è scagliato in maniera scomposta nei toni contro Oliver. E l'ultimo retroscena che lo riguarda è di domenica sera: lo sfogo nello spogliatoio con i compagni, in particolare Benatia, che avrebbe risposto per le rime. Ma ieri il capitano ha voluto dire la sua su quanto successo dopo il gol di Koulibaly: «È quel tipo di gossip, inventato, che si portano dietro le sconfitte di squadre che sembrano non avere talloni d'Achille come la Juventus». L'uscita di Buffon è a difesa del gruppo bianconero: «Si cerca così di destabilizzare un ambiente. Trovo logico e doveroso confrontarsi e questo è accaduto, ma nessuno si è permesso di puntare l'indice verso qualcuno colpevolizzandolo e questo, fino a quando sarò capitano di questa squadra non accadrà mai».

Ma Buffon guarda avanti: «Siamo sempre primi. Dobbiamo cercare di portarlo a fine corsa, questo è il nostro obiettivo e il nostro dovere. Quella con l'Inter è una sfida decisiva, ma lo saranno tutte... E ci sarà la finale di Coppa Italia. Sono venti giorni nei quali dobbiamo tornare in campo con ferocia e brutalità sportiva e nei quali dovremo essere tutti uniti. Vorrei che anche in questo caso noi come squadra e il popolo juventino riescano a compattarsi e a creare quel muro di protezione che ci permetta di vivere questi venti giorni da vera Juve».

L'unico modo per evitare che San Siro sia il teatro di un'altra delusione, che non diventi un nuovo Bernabeu. Per evitare che l'ultima stagione di Buffon si trasformi in una passerella di delusioni: senza Mondiale, senza Champions, senza scudetto, senza coppa Italia. Insomma, con zero titoli.

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