Gigio figliol prodigo: "Io ferito. Però chiedo scusa ai tifosi"

La conferenza social di Donnarumma: "Milan nel cuore, in lotta per la Champions e spero tutto torni come prima"

Gigio figliol prodigo: "Io ferito. Però chiedo scusa ai tifosi"

E vissero ricchi, felici e contenti. Forse. Di sicuro la narrazione andata in onda ieri a casa Milan è da sacro testo, il ritorno alla casa del padre del figliol prodigo accolto non proprio tra ali di popolo festante (appena una cinquantina di tifosi, molti bambini, a strappare foto e autografi) ma tra sorrisi, pacche sulle spalle e scappellotto d'ordinanza e dichiarazioni colme di zucchero filato. Marco Fassone, gran cerimoniere, non ha seguito le indicazioni bibliche (l'uccisione dell'agnello, magari è animalista convinto) ma esibito i contratti e aggiornato la contabilità degli acquisti («siamo a otto!») con l'intento di replicare ai molti che sostennero l'ardita tesi della cessione di Donnarumma indispensabile per finanziare il mercato dei cinesi straccioni. È andata proprio come nelle favole, invece.

Gigio e Antonio, il fratello maggiore ma che vive nel cono d'ombra e non solo perché gli farà da secondo a Milanello, hanno interpretato alla perfezione i ruoli della favola e hanno siglato i contratti davanti alle telecamere. E Gigio, di fronte a microfoni e taccuini, ammaestrato, è stato didascalico. «Chiedo scusa ai tifosi, non intendevo ferirli» la prima frase simbolica: il ramoscello d'ulivo teso al popolo rossonero che l'aveva messo all'indice. «Sono orgoglioso di essere rimasto nel Milan che mi ha accolto da bambino» la seconda. «Dobbiamo lottare per entrare in Champions e ho promesso a famiglia e società che l'anno prossimo sosterrò anche gli esami per diventare ragioniere» la terza, a cui è seguita una riflessione ad alta voce: «Alcune cose mi hanno ferito, spero che tutto torni come prima...».

Al suo fianco, Marco Fassone, ha provato a seppellire il mese di tempesta mediatica, le tensioni e le divisioni. «A 18 anni si può capire che Gigio abbia avuto voglia di fare riflessioni sul proprio futuro. Alla fine l'importante è che abbia scelto il Milan, con una nuova dirigenza» la benedizione alla onerosa operazione considerata, dai tanti scettici in circolazione, la prova del nove per la nuova proprietà e il suo management (e ieri l'azionista di maggioranza Rossoneri Sport Investment Luxembourg ha versato la tranche di 22 milioni di euro relativa all'aumento di capitale). Ai sorrisi di Fassone hanno fatto da sottofondo le parole taglienti di Mirabelli, il ds, che ha rivendicato la primogenitura dell'idea di riportare a Milanello il fratello Antonio (e Raiola, intuendo il pericolo, si schierò subito di traverso), ripetendo la teoria della «schiena dritta», riferimento esplicito al no secco e perentorio nei confronti delle richieste dell'agente che avrebbe gradito una percentuale sulla rivendita fissata con clausola a 70 milioni. È questo il suo successo più vistoso: almeno fino alla prossima sessione di mercato estivo, è riuscito a smacchiare il giaguaro Raiola senza perdere il tesoro Donnarumma che da oggi in poi deve fare i conti con una realtà completamente diversa rispetto a quella precedente. Per un anno e sei mesi è stato il cocco di San Siro, il beniamino dei tifosi, la sua maglia la più venduta in ogni store, dimenticati gli errori, tanti, commessi specie nel girone di ritorno, esaltate invece le prodezze, una delle quali portò in dono la super-coppa di Doha. «Alla prima parata sarà tutto dimenticato» è la convinzione di Fassone. «Accogliamolo come un figlio in famiglia» la protezione di Vincenzo Montella che ha dato un contributo consistente alla riconciliazione.

Sono entrambi consapevoli delle pressioni che da questa mattina peseranno sulle spalle fragili di un diciottenne dal sorriso stampato, dalla barba lunga, dalle

braccia enormi e dall'altezza spropositata che l'ha trasformato in un precoce gigante. Deve scalare una montagna adesso, una montagna fatta di molti soldi e di tante aspettative. Perciò vissero ricchi, felici e contenti. Forse.

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