«A volte è anche bello soffrire», il commento finale firmato Prandelli.
Però c'è una vecchia regola non scritta del calcio mondiale che suona più o meno così: se metti insieme un eccellente portiere e un centravanti spietato puoi cullare sogni di gloria. Così succede alla Nazionale che da Palermo sembra già spiccare il volo verso la prossima estate brasiliana. Il successo di stretta misura sulla Bulgaria (che vergogna quei fischi all'inno coperti dall'applauso di buona parte dello stadio) consente agli azzurri di lucidare il primato del girone e di mettere i rivali a distanza di sicurezza: più 7 rispetto alla Bulgaria, più 8 addirittura rispetto alla Repubblica Ceca piegata in casa dall'Armenia. E martedì a Torino c'è la possibilità di mettere in cassaforte la qualificazione addirittura con due turni di anticipo (mai successo nemmeno ai tempi eroici).
Non c'è da suonare la grancassa per quel secondo tempo vissuto sott'acqua, semmai c'è da lodare il cecchino Gilardino capace di andare in gol con la prima palletta utile della sera e da fare i complimenti al capitano di casa nostra, Buffon. Senza quei due capolavori del portierone della Juve, l'Italia sarebbe finita nei guai e acciuffata dalla generosa Bulgaria, copia decente della squadra lenta e macchinosa vista nel primo tempo. Gilardino e Buffon sono gli stessi protagonisti dell'Italia campione del mondo con Lippi: segno che la vecchia guardia non si arrende. Insigne si consuma velocemente in meno di un'ora segno che la condizione fisica è il tallone d'Achille del calcio italiano di questi tempi come dimostrano taluni risultati nei preliminari di coppe. Gilardino e Buffon sugli scudi, dietro di loro la pattuglia dei soliti noti che cominciano con Pirlo e finiscono con Bonucci e Chiellini. Adesso, col ritorno di Osvaldo e Balotelli a Torino, forse è possibile aspirare a una serata meno complicata e tormentata.
Moscia è la partenza della Nazionale che lascia, forse volentieri, palla e responsabilità di fare la partita, alla Bulgaria che può anche cullare propositi d'arrivare seconda e di giocarsi allo spareggio il passaggio al mondiale. Moscia è la condizione dell'Italia che presenta una sola sorpresa sul fianco sinistro dell'attacco dove Insigne non solo ha sorpassato nella graduatoria El Shaarawy ma ha anche lasciato in panchina Giaccherini. Da quella parte, e non è certo un caso, si registrano le isolate giocate che mettono un po' di sale sulla coda del rivale e che riservano qualche emozione allo stadio, quasi pieno, di sicuro ben disposto per il ritorno degli azzurri. La Bulgaria comanda nel palleggio ma, almeno nel primo tempo, non fa nemmeno il solletico a Buffon: anche Manolev che pure a Sofia fece vedere i sorci verdi, resta imbottigliato nella corsia presidiata da Antonelli, si dedica con eccesso di zelo alla marcatura di Pirlo (Popov lo pedina anche negli spogliatoi) senza esimersi dal finire sotto nel finale della frazione. Succede tutto all'improvviso: appena Candreva si libera col sinistro per il cross calibrato, il capoccione di Gilardino riprende a imporsi come gli succede quando ha dalla sua salute fisica e motivazioni feroci mettendo la sigla sul 19esimo sigillo.
Quando la Bulgaria si desta allora cominciano i dolori per l'Italia che deve votarsi al suo santo protettore, Gigi Buffon insomma, discusso in patria da qualche pisquano, per frenare un paio di velenose conclusioni proprio sulla linea. Intuito e prontezza sono qualità che non vanno in pensione, specie in un portiere.
Un paio di acciacchi (Antonelli e Abate) e un cambio tattico (Giaccherini per ridare luce alla corsia di Insigne) testimoniano della ridotta salute del club Italia costretto a difendere con le unghie il minuscolo vantaggio. Che resiste nel tabellino fino alla sirena palermitana. Tre passi decisi verso il mondiale: ecco quanto vale l'1 a 0 di ieri sera. Sul resto, sul modesto calcio esibito, meglio sorvolare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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