Giro 2013 «ad personam»: cronoverdose per Wiggins

Spadellato all'ora di pranzo, con una presentazione finalmente decente, il Giro 2013 ancora fumante fa già venire l'acquolina in bocca al primo raffinato degustatore, benché assente: Bradley Wiggins, l'inglese vincitore dell'ultimo Tour.
Inutile girarci tanto attorno. In cerca di grandi nomi e nuovi mercati internazionali, il nuovo Giro gioca la smaccata mossa del percorso “ad personam”: pur di avere qui il nuovo re delle corse a tappe, ecco una quantità spropositata di cronometro e tanta salita digeribile. Come un abito d'alta sartoria, il tracciato calza a pennello proprio sul fisico di Wiggins, indemoniato cronoman e pregevole scalatore.
Con l'inglese, come sembra, al via - non venisse, sarebbe da neuro - il tema della corsa è già squadernato. Dopo la partenza in notturna di Napoli il 4 maggio, Wiggins può prendersi un primo vantaggio subito il secondo giorno, nella cronosquadre sull'isola di Ischia (voto all'idea: 10). Quindi può mettersi tranquillo, godendosi i paesaggi fantastici del profondo Sud (voto a questo ritorno: 10), fino all'appuntamento clou di sabato 11 maggio, giorno del giudizio universale: nella crono Gabicce-Saltara, avrà a disposizione 55,5 chilometri di cronometro individuale per mettere tra sè e il resto del mondo una mezza eternità. Quantificando, 2' sui meno sprovveduti nella specialità, 4' sugli scalatori.
Hanno voglia poi di dire che arriveranno le montagne. Certo c'è la tappa del Galibier, certo c'è il tappone con Gavia e Stelvio (voto all'esclusione del Mortirolo: 2), certo c'è la sfida sulle Tre Cime di Lavaredo. Ma cerchiamo di essere realisti: tra i Nibali, i Basso, i Rodriguez, gli Hesjedal, cioè tra gli avversari presenti al via (Contador no, ha in testa solo il Tour), tra questi rivali e Wiggins non c'è in montagna la differenza che lui sa infliggere loro a cronometro. Come ha dimostrato proprio all'ultimo Tour, l'inglese è anche un signor montanaro, comunque un ottimo e tenace stopper. Certo andrà attaccato, certo anch'egli può barcollare, ma che questo Giro 2013 sia troppo sbilanciato a suo favore è un punto fermo e un fatto incontestabile. Bravo colui che poi, strada facendo, riuscirà a strappargli di dosso questa maglia rosa cucita su misura, rispedendolo al di là delle Alpi con una clamorosa batosta. Se poi invece, per motivi suoi, pure Wiggins decidesse di declinare l'invito, allora molti discorsi potrebbero cambiare, perchè in questo caso l'overdose di cronometro (prevista pure la cronoscalata di Mori alla quart'ultima tappa, tanto per esagerare) non sarebbe così letale, benché lo stesso Hesjedal, l'ultimo vincitore, oppure il redivivo Evans, se deciderà di esserci, saranno degni sostituti sul doloroso ring della specialità.
Sarà un Giro a tempo, questa la verità: scandito dal sinistro suono del tic-tac, che purtroppo penalizza di brutto i nostri già derelitti puledri italiani. Da qui a maggio, però, molte cose andranno definite. Tra le altre, quale rete televisiva ce lo riverserà, perché ancora il contratto con Rai non è firmato (tant'è vero che la presentazione non ha avuto la diretta, consentendo finalmente uno spettacolo meno funebre). Siamo al tira e molla teatrale, come al mercato delle vacche.

Alla fine sarà ancora Rai, che però - assicurano gli organizzatori della Gazzetta - dovrà garantire uno standard qualitativo di altissimo profilo. Come questo sia possibile, io francamente nemmeno riesco ad immaginarlo.

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