Giornata calda, ma anche di pioggia, di attesa e di attacchi: ieri al Giro c'è stato finalmente un po' di tutto. C'è una meta che profuma di storia come quella del Monte Bondone, ma soprattutto ci sono loro, i corridori, che dopo due settimane decidono di calare qualche carta, qualche dente dei loro rapporti e assaggiare l'ebrezza dell'attacco, della sfida, fino ad oggi dispensata in dosi omeopatiche.
Chi attacca alla fine vince e parliamo del 24enne portoghese Joao Almeida, il vice-Pogacar, la seconda punta della corrazzata emiratina Uae, dove appunto corre il numero uno del ciclismo mondiale, che chiaramente non c'è, perché pensa già al Tour de France, che sogna di poter vincere per la terza volta. E allora ecco il piano B, che è in ogni caso di serie A, perché Joao è un ottimo corridore e ieri lo ha fatto vedere al mondo, con il primo vero attacco di questo Giro, tolto quello accennato a Fossombrone da Roglic.
Il portoghese batte allo sprint il 36enne gallese Geraint Thomas che si veste di rosa, terzo e battuto Primoz Roglic, che lascia per strada 25. Non male il nostro Damiano Caruso che risale di due posizioni, ma si allontana dal podio: ora è 4° a 2'50 dalla rosa.
Quindi, dalla prima vera tappa di montagna disputata, perché una non è stata in pratica corsa (Campo Imperatore) e l'altra mutilata (Crans Montana), il Giro esce con una sentenza che appare piuttosto chiara: salvo colpi di mano e azioni disperate atte a far saltare il banco (le tappe per farlo, in verità ci sono, soprattutto venerdì con le Tre Cime di Lavaredo, ndr) il podio di Roma è pressoché fatto. Resta da capire con quale gerarchia e ordine tra i candidati Thomas, Almeida e Roglic, un triello di pretendenti che ci accompagneranno fino a domenica.
Vince il meno reclamizzato di tutti, Joao Almeida. Il portoghese che non è assolutamente un imbucato, ma un invitato d'onore alla festa rosa. Ieri appare il più in palla, il più reattivo e protetto anche dalla squadra più in salute di tutte. È il terzo incomodo tra due vecchietti e potrebbe far comodo a tutti, soprattutto al Giro.
«È un sogno che diventa realtà, questa è una corsa che amo da quando la guardavo in tv. Se ho sentito il mio compagno di squadra Pogacar? Sì, mi ha detto di attaccare per andare in rosa, ma io non ho le sue gambe. Il podio a Roma? Mi va bene, sul primo gradino è meglio», racconta Almeida, scambiandosi i complimenti con Thomas per l'ottimo lavoro fatto: aver tenuto a debita distanza Roglic.
«Sarebbe stato bello vincere la tappa, ma non volevo giocare al gatto con il topo con Almeida, non ero nella posizione di rischiare perché alle spalle avevamo Roglic che avrebbe potuto rimontare», spiega Thomas che aggiunge: «Il fatto che Joao mi seguisse quando era nella categoria juniores mi fa sentire un po' vecchio...».
E poi c'è lui, il terzo uomo: Roglic. Lo sloveno sofferente e calante ieri potrebbe anche aver patito oltremodo il ritmo imposto dalla Uae di Almeida o anche le conseguenze della caduta di Genova, fatale a Geoghegan Hart. Su come stia davvero Roglic lo sapremo già domani, in Val di Zoldo, anche se i veri conti si faranno nel tappone dolomitico di venerdì, che finirà sulle Tre Cime e che chiamerà i corridori ad affrontare in sequenza Campolongo, Valparola e Giau.
Tre Cime a decidere un Giro a tre facce, che ieri ha festeggiato le tre vittorie di tappa della Uae Emirates.
Tre anche i minuti di ritardo in classifica generale di Damiano Caruso, che ora dovrà studiarsi qualcosa per balzare su un podio che oggi gli appare maledettamente lontano. Troppo lontano. Ma anche Roma non è vicinissima...
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.