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Giroud, l'uomo scudetto e il derby della passione con la carica dei 40 mila

Il francese decisivo con i suoi gol con il Milan "L'Inter mi voleva, ma aveva finito i soldi..."

Giroud, l'uomo scudetto e il derby della passione con la carica dei 40 mila

Giroud, un'altra giravolta. La prima, datata febbraio 2022, derby di ritorno, segnò la svolta probabilmente (dixit Calhanoglu, ndr) del campionato e lo snodo scudetto per il Milan. «Mi sono girato e ho segnato. Dio mi ha aiutato. Lo stadio è esploso e sono esploso anche io. Ancora oggi i tifosi che mi incontrano per strada mi ricordano quel gol» la memoria intatta di Oliviero il francese, capace di gol pesanti, decisivi, tra Napoli e derby, compreso il viaggio a Reggio Emilia, l'ultimo prima di stappare il tricolore.

La seconda giravolta è quella di ieri, ai margini della presentazione del suo libro, una sorta di autobiografia che indulge molto al privato e poco al calcistico dal titolo «Crederci, sempre», sommario «perché ho fiducia nella vita, in Dio, in me stesso e nel destino». Eppure è l'occasione, nel botta e risposta con i cronisti presenti a casa Milan, per spiegare un po' del suo temperamento («sono cristiano, non scaramantico» frase per raccontare che mai è stato sfiorato dal pensiero della maledizione della maglia numero 9) e anche del suo arrivo a Milano, con direzione prima Inter e poi invece Milan.

Ecco la frase che riaccende il derby e la febbre del tifo di Milano, insieme con la notizia, arrivata nelle stesse ore, del primo esaurito registrato presso i rispettivi botteghini: 40 mila abbonati per l'Inter, 40 mila per il Milan, con San Siro che si prepara al pienone per tutta la stagione ventura. Racconta Oliviero senza enfasi, con la semplicità che gli deriva dall'essere figlio di una famiglia umile e sincera: «È il destino che mi ha reso rossonero e non neroazzurro. L'Inter era molto interessata a me ma a un certo punto, quando mi ero liberato dal Chelsea, mi hanno detto: non abbiamo più soldi per prenderti». Poi arrivò la telefonata in viva voce con Maldini e ancora una volta cambiò direzione la sua carriera. Così come a un certo punto sembra ancora colpito dalla marea milanista dopo lo scudetto ha invaso Milano, al confronto la festa per il mondiale della Francia è stata poca cosa. «In pochi minuti abbiamo attraversato gli Champs eliseè, qui abbiamo impiegato una giornata» l'annotazione. Che è una delle sue meraviglie, non di facciata insomma. Tanto che la concorrenza con star del calibro di Ibra e prossimamente di Origi, per questo ragazzone vissuto ammirando il fratello campione mancato, è «paragonabile al tiramisù, un dolce» come a spiegare che bisogna affrontarla senza temerla. Perciò non cambia espressione e nemmeno cerca vie d'uscita quando gli ricordano della promessa di Paolo Maldini ai tifosi il giorno del raduno.

«Dobbiamo provare a vincere la seconda stella sapendo che sarà più difficile e complicato» ammette. «Se ho realizzato i miei sogni è perché ci ho creduto» è l'ultima confessione. Prima della giravolta che fa brillare prima del tempo il derby di Milano.

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