Se questo è l'inizio c'è da tenersi forte. E da preoccuparsi. Il primo atto consegna la Supercoppa italiana alla Juventus a suon di gol e calcioni, svarioni e prodezze, polemiche e cadute di stile. Nei centoventi minuti nel Nido d'Uccello succede di tutto fino al colpo di teatro del Napoli che diserta la premiazione. Come la Juve nel '98 dopo il ko con la Lazio: allora i bianconeri salvarono la faccia recuperando in extremis sei volontari. Il gesto si ripete quattordici anni dopo perché la squadra di Mazzarri finisce in nove e si sente penalizzata. Tre espulsioni e un rigore il conto azzurro da pagare nella prima partita con sei «giudici» a dirigere. E a far discutere sono proprio due decisioni degli assistenti di Mazzoleni: Rizzoli, arbitro di porta, considera da rigore il fallo di Fernandez su Vucinic; il guardalinee Stefani fa espellere Pandev per ingiurie. E poi i rossi di Zuniga e Mazzarri. A quel punto i supplementari servono solo a decretare il successo bianconero. Con l'autogol di Maggio che certifica la stregata notte cinese del Napoli.
Un Napoli che ha perso testa e soprattutto coppa, dopo essere stato in vantaggio due volte in una partita preparata dagli allenatori restando fedeli alla loro filosofia: la Juve a tentare di imporre la propria trama, il Napoli a contenere e colpire di rimessa proprio come nella finale di coppa Italia dello scorso maggio. Per un tempo il copione si ripete alla perfezione, coi bianconeri che non hanno imparato la lezione che costò la prima sconfitta dopo 42 gare. Rispetto alla notte romana mancano due stelle: Del Piero da una parte, Lavezzi dall'altra. Nella prima ufficiale da squalificato Conte «consiglia» al vice Carrera Giovinco e non Vucinic, Mazzarri punta su Pandev e tiene in caldo il baby Insigne. Ma a rompere l'equilibrio è Cavani, quello che per esserci ha saltato le vacanze dopo le Olimpiadi. Grande giocatore a tuttocampo, il matador che affonda come un coltello nel burro nell'imbarazzante difesa bianconera (fuorigioco sulla linea mediana e Lucio addormentato!) e al secondo tentativo, dopo la respinta prodigiosa di Buffon, fa centro. I primi 45' sono uno schiaffo alle certezze tricolori di Conte perché il suo bunker dopo le vacanze assomiglia più a un insieme di soldatini immobili. Su tutti il neo «prosciolto» Bonucci che scommette nel duello con Pandev e perde di brutto mandando il macedone in gol, settimo alla Juve, con tanto di scavetto.
Se la difesa «groviera» è una novità, non lo è la scarsa incisività dei campioni d'Italia. Il difetto rimane. Giovinco ci prova a dare imprevedibilità, ma con Matri non parlano la stessa lingua. E allora solo una volée straordinaria di Asamoah tiene in gara i bianconeri che dominano solo nel possesso palla. Ottimo il debutto ufficiale dell'ex Udinese posizionato a sinistra. Vucinic per Matri è la mossa di Conte che corregge il peccato originale e cambia la gara: una traversa, il rigore procurato (trasformato da Vidal), un tiro salvato sulla linea prima del definitivo 4-2, lo scout del montenegrino. Anche Giovinco trae giovamento dal cambio di partner: deve farne ancora di strada per il «10» di Del Piero, ma dimostra di avere i numeri per una maglia così pesante.
Vucinic è la carta vincente bianconera esaltata dagli errori di Mazzarri e dei suoi giocatori. Che dopo il rigore contestato del 2-2 vanno in tilt. L'allenatore coi cambi: fuori Cannavaro per Fernandez che causa il rigore e regala insicurezza. Ma è soprattutto l'uscita di Hamsik a non convincere perché Mazzarri rinuncia alla chiave con cui era riuscito a ingabbiare Pirlo, praticamente pedinato dallo slovacco. Il Napoli si butta via perché Cavani per due volte non piazza il colpo del ko, perché gli azzurri in mezzo al campo iniziano a randellare quando dovrebbero gestire. La conseguenza è un finale in cui saltano i nervi alla squadra che non ti aspetti. Dovrebbe succedere alla Juve, dopo la calda estate di scommessopoli. Invece i bianconeri si aggrappano all'orgoglio per la quinta supercoppa dalla scontata dedica al loro allenatore. Marotta esulta: «Trionfo di Conte e per Conte. Le polemiche? In coppa Italia noi abbiamo sorvolato su un rigore non dato a Marchisio». E Carrera teleguidato da Conte anche negli atteggiamenti in panchina e nelle parole: «Sviste arbitrali? Gli unici errori sono stati quelli della nostra difesa». Punto e a capo.
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