Antonio Conte ha fatto quello che né Trapattoni, né Lippi, né Capello erano riusciti a fare. Ha vinto tre scudetti consecutivi con una squadra e un organico meno forti di quelli avuti e messi a disposizione di Trapattoni, di Lippi e di Capello.
La Juventus del dopo tutto, la Juventus di Andrea Agnelli dopo la Juventus di tale Blanc, la Juventus di ieri e di oggi, ha conquistato il suo titolo superando una Roma grandiosa e anche se stessa, con numeri che non hanno precedenti. Lascio ai cortili il dibattito se siano 32 o 30, la sostanza dice che mai (a parte il quinquennio 30-35) era accaduto alla squadra più titolata d'Italia, di infilare tre scudetti in un momento storico ed economico certamente non florido e promettente.
La Juventus che ha stravinto in Italia rimane senza documenti validi alle dogane di Chiasso e di Mentone, l'Europa non è cosa sua, l'ultima eliminazione con il Benfica ha un sapore asperrimo, difficile da cancellare e che, paradossalmente, ha intossicato questo titolo.
Lo scudetto è comunque una conquista eccellente, risultato mai messo in discussione nonostante la magnifica stagione della Roma che, tuttavia, ha concluso in maniera indecente la sua marcia. Qualcuno a Roma, è stato anche scritto ieri, prepara la "festa" domenica prossima ai campioni d'Italia nell'Olimpico dove la squadra di Garcia vorrebbe vendicarsi ma è un giochetto infantile e anche zitellesco che accontenta i poveri di spirito, non certo i calciatori anche se l'allenatore francese ha preannunciato una partita della verità.
Adesso per Conte e per la Juventus viene il bello. O il brutto se preferite. Viene il momento di decidere, di sapere, di capire, di scegliere. Perché un'altra stagione "memorabile, storica, fantastica" non fa bilancio per le casse della società che abbisognano di introiti pesanti. E' l'ora, per Antonio Conte, di sapere che cosa intenda fare da grande. Deve crescere, nei comportamenti, nelle reazioni, nel suo pensare. Ha competenza assoluta e carattere fortissimo ma non può continuare a combattere contro le ombre, i fantasmi, i nemici visti e intravisti ovunque. Non è facile da gestire, lo sanno Andrea Agnelli, lo sa Beppe Marotta, avrebbe bisogno di un uomo di fiducia che di lui si occupi un minuto dopo il fischio finale delle partite ma, a volte, anche durante le stesse. Perché sarebbe assurdo buttare via tre anni di grandissimo lavoro per capricci e paranoie, sarebbe sciocco per lo stesso club perdere un professionista di tale levatura.
Ma è il tempo della svolta, per l'allenatore, per la società. E' arrivato il tempo anche per la proprietà di fare sentire la propria voce non soltanto nei complimenti. Ad Andrea Agnelli è riuscito quello che non era riuscito a suo padre e a suo zio, è un merito grandioso che qualcuno finora ha trascurato e andrebbe, invece, riconosciuto ufficialmente. Sarebbe opportuno che se ne ricordasse il cugino, John Elkann, e così Sergio Marchionne. La Juventus ha un valore di mercato, oltre che di tradizione, definito, unico a livello nazionale ma abbisogna di consolidarlo sulla scena internazionale (come è accaduto a Fiat). Nel recente passato sono state sbagliate scelte di uomini e investimenti finanziari, negli ultimi tre anni la Juventus ha preso la strada giusta, liberandosi di improbabili dirigenti e puntando su operazioni di mercato precise. Gli azionisti di riferimento non possono sottrarsi oggi ad una risposta: vogliono davvero che la Juventus cresca nel fatturato, quello del bilancio e quello del campo? Allora sfoglino l'album di famiglia e controllino i cognomi dei campioni che hanno vestito la maglia bianconera.
La Juventus sa che le sue avversarie si stanno già attrezzando per riequilibrare i giochi. Conte farà parte di questa sfida ma a condizione che la Juventus cambi negli uomini, restando la stessa, nella filosofia, nello spirito.
In caso contrario sappia che Inter e Milan hanno commesso l'errore, dopo i loro trionfi, di pensare al passato dimenticando il futuro. E ieri sera hanno giocato un derby senza che nessuno se ne accorgesse.La Juventus campione non fa notizia ma questa volta la storia è diversa. Se qualcuno non è d'accordo si accomodi all'uscita, il film è finito.
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