
Quel tipo di gara che aveva immaginato, Conte se l'è goduta troppo poco. Sciolto, coraggioso e propositivo il suo Napoli ma è stata un'illusione perché il pasticcio difensivo di Di Lorenzo ha fatto durare il sogno appena venti minuti. È troppo concedere un uomo per settanta minuti al City rinato di oggi, è come consegnargli le chiavi di una cassaforte destinata ad aprirsi sia pure con pazienza. Il Napoli ha giocato due gare, la prima è terminata al rosso sanzionato dal Vard. L'espulsione del capitano (fallo da ultimo uomo su Haaland) ha inevitabilmente stravolto i piani della squadra, che fino a quel momento aveva tenuto bene, benissimo di fronte all'incessante palleggio inglese e alle continue verticalizzazioni in cerca del biondo norvegese. Anzi, è stata degli azzurri la palla gol più limpida, un perfetto colpo di testa di Beukema da azione di calcio d'angolo, inchiodata sulla linea di porta da Donnarumma. Dovendo sopperire all'assenza di un terzino, gioco forza Conte è stato costretto a mettere dentro Olivera, e chi va fuori? A sorpresa De Bruyne, tanto per sottolineare il concetto di squadra, anzi di gruppo, dell'allenatore: era la partita del belga, tornato all'Etihad dopo dieci anni di militanza tra i citizens e accolto come un beniamino, ma tatticamente parlando la pedina da sacrificare era proprio il trequartista.
Qui è iniziata la seconda partita del Napoli. Fatta di sofferenza e di fase difensiva, ovviamente, con la squadra di Guardiola che si è esaltata nel possesso palla ma non poteva essere diversamente: fino all'intervallo Hojlund non s'è mai visto, anzi nessuno dei partenopei s'è affacciato in area avversaria. I panni del protagonista, anzi i guantoni, li ha indossati allora Milinkovic Savic, preferito ancora una volta a Meret: il portiere è stato decisivo almeno tre volte, soprattutto sul colpo di testa di O'Reilly, e in un'altra occasione salvato da Politano che sulla linea ha smorzato un rasoterra da fuori area di Reijnders destinato all'angolino basso.
Copione riproposto nella ripresa ma questa volta gli attacchi del City sono più penetranti e convincenti: la tattica è sempre quella, infinità di passaggi e improvvise verticalizzazioni, funziona l'assist di Foden che serve la palla giusta ad Haaland: manco a dirlo, alla prima vera chance della gara il centravanti trova il gol con un bel pallonetto di testa.
In inferiorità numerica e sotto di un gol, crolla l'adrenalina degli azzurri, come testimonia il raddoppio di Doku, rete bella ma agevolata da troppi difensori fermi. Restano cuore e compattezza ma a certi livelli non bastano.