Uno ha vinto, uno ha perso, uno ha pareggiato. Il gran premio del Giappone va in archivio senza tragedie, senza poveri Jules Bianchi come la passata stagione, senza caterpillar e gru assassine in pista e questa è già cosa buona e giusta. Uno ha vinto, uno ha perso e uno ha pareggiato perché il vero podio di questo Gp non è quello scritto in pista da Hamilton primo, da Rosberg secondo e da Vettel terzo. Bensì quello raccontato in altro modo dal circuito giapponese. Perché Suzuka è bravissima, lo è sempre stata, nell'offrire spunti capaci di rendere leggendarie certe imprese o certi personaggi. C'era riuscita con Senna e Prost una vita fa, e ci è riuscita ieri con Hamilton, con Alonso, con Vettel. Il dio dei motori che l'anno scorso non era stato capace di impedire a una gru di entrare in pista insieme con dei bolidi di F1, ieri è riuscito a far entrare nella storia un pilota, Lewis, cresciuto a go-kart e Senna. E l'ha fatto nel modo più romantico possibile: consentendogli di stravincere a Suzuka con sorpasso tutto fegato sul compagno al via, eguagliando, 41 successi, proprio il mito Senna. E per di più sulla pista simbolo del grande brasiliano. Pista bella e difficile, pista degli autoscontri con l'odiato Prost. Pista di duelli epici e «io lo adoravo e raggiungerlo qui nel suo regno non avete idea...» dirà Lewis.
Purtroppo, nella storia, ieri, è però entrato anche Fernando Alonso. E in questo caso, benché la sceneggiatura sia di ottimo livello, la trama è mesta. Perché il pilota che da anni ci fa una testa così sui valori del Sol Levante, sulla filosofia samurai, sui guerrieri dagli occhi a mandorla, Alonso appunto, ha deciso di sbroccare contro la Honda sulla pista della Honda, davanti al pubblico della Honda, nel cuore del Giappone che stravede per la Honda. Se possibile, Fernando è riuscito a sbroccare in modo ancora più eclatante rispetto all'ormai leggendario «ma siete dei geni (o scemi)» urlato al box ferrarista in quel di Monza 2013. Perché lo spagnolo ha sfoderato la katana a freddo dopo aver subito l'ennesimo sorpasso: «Imbarazzante, questo è un motore da Gp2». La serie minore della F1. Per rendere l'idea è come se Allegri, sabato sera al S. Paolo, dopo il ko con il Napoli, avesse detto «la Juve non vale l'Entella...». Max non l'ha detto. Nando sì. Solo che all'onore i giapponesi tengono parecchio. E sono stati disonorati in casa. Alonso ha ragione: il motore è una schifezza. Ma avrebbe dovuto dirlo a porte chiuse. E c'erano e ci sono 30 milioni di euro l'anno di motivi per usare loro questa delicatezza. Che sia il preludio a un addio? Forse. Anche se poi lo spagnolo si è scatenato su twitter spiegando che i 3 anni di contratto non si discutono e che concluderà la carriera in McLaren-Honda. Magari sì. Però magari prima, chissà... Gli estremi per calare su di lui altra katana ci sono tutti. E i giapponesi la sanno usare meglio. Intanto incasserà il cazziatone di patron Dennis, boss McLaren: «Situazione imbarazzante, non ci passerò sopra...».
Chi non ha vinto né perso è Vettel con la Ferrari. Era secondo dopo la bella partenza, ma è scalato terzo causa il sorpasso subito al secondo pit anticipato dal box Mercedes. «Forse se fossimo rientrati il giro prima sarebbe stato diverso» ha boffonchiato Seb. Vero. Ma vero anche che su una pista verità come Suzuka la Ferrari ha comunque dimostrato di essere in crescita rispetto ad altri tracciati veloci (Raikkonen 4°). «Non è più quella di Silverstone» ha infatti detto Arrivabene. Vero.
Tanto più che dopo Singapore la Mercedes ha rimesso in ordine sospensioni e pressioni gomme. Dunque Ferrari seconda forza del mondiale. Seb terzo in classifica. Tre vittorie in tasca. C'è tutto per essere soddisfatti. Ma vietato dirlo ad Alonso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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