Il regalo per il trentunesimo compleanno lo aspetta dal cielo. Fernando Alonso lo ha detto senza troppi giri di parole dopo le qualifiche del Gp d'Ungheria. Sesto l'asturiano, subito dietro Felipe Massa con Lewis Hamilton, imprendibile per tutti, che scatterà dalla pole. Per dirla alla Ferrari «una qualifica non esaltante». Soprattutto perché arriva dopo due pole di fila. Col particolare di averle ottenute entrambe sul bagnato. E il leader del mondiale, prodigioso rain man che sotto l'acqua ha vinto anche in Malesia, sa che all'Hungaroring dovrà fare ancora la danza della pioggia. «Può piovere e, se succede, allora può cambiare tutto - ha detto Alonso -. Se dovesse essere asciutto, allora sarebbe fondamentale la gestione delle gomme. Dovremo essere superconcentrati».
Ma la sostanza è che finora anche Budapest ha suonato il disco rotto che la Ferrari ha mandato in onda dopo la vittoria di Hockhenheim. «Non siamo i più veloci». Con le rosse competitive, ma non a sufficienza per «giocarsi» la prima fila. Lo conferma il fatto che fin da subito hanno dovuto montare le «soft» per mettersi al riparo da un clamoroso taglio nella prima qualifica. Poi nel Q3 lo spagnolo si è giocato tutto in uno stint «ma non è venuto il giro perfetto. Comunque è andata abbastanza bene. Era quello che ci aspettavamo, prove difficili con tanti avversari veloci. Sull'asciutto non siamo ancora in grado di lottare per le prime posizioni. Comunque la sesta posizione è buona e Webber parte undicesimo...». Concetti ribaditi anche dal team principal Stefano Domenicali: «Qualifica discreta». Quindi riecco il ragionier Alonso con un occhio sempre rivolto ai conti mondiali che si consola con le difficoltà dell'antagonista principale leggendo la classifica. Fernando fiutando l'aria che tira probabilmente cercherà di raccogliere il più possibile senza strafare: «Sappiamo che qui non sarà facile effettuare sorpassi. Ma è anche vero che in gara per noi la situazione migliora e speriamo di chiudere tra i primi cinque. Il nostro obiettivo è quello di marcare il rivale più vicino nel mondiale». Leggermente più ottimista il box che parla «di podio». Ma la cosa più importante è confermare l'incredibile continuità del suo ruolino di marcia, quella che sta facendo la differenza. Sempre a punti, anche quando gli altri volavano. Vettel ad Hamilton invece si sono concessi qualche pausa di troppo e la stanno pagando a caro prezzo.
Proprio l'inglese ieri si è risvegliato dall'incubo degli ultimi tre gran premi: è stato semplicemente mostruoso con la McLaren rivoluzionata in Germania e tornata veloce. Già ad Hockhenheim si era intuito con Lewis dominante sull'asciutto in prova e l'ottima gara di Button. In Ungheria se ne è avuta conferma. Hamilton è stato una spanna sopra tutti con ogni tipo di mescola. È il grande favorito per la gara perché i quattro decimi rifilati a Grosjean, all'esordio in prima fila nel circus beffando in extremis Vettel, non dicono tutto del dominio McLaren. Ma Hamilton fa pretattica e dice di non fidarsi «del passo della Lotus e della Red Bull. Sappiamo che sono forti sui long run». Ma nel box dei bibitari sono più ombre che luci. In pista perché sia il campione in carica che Webber sono rimasti dentro nel Q1 per un soffio con l'australiano si è confermato mister discontinuità. Dunque senza «mappature» strane le Red Bull sono tornate sulla terra. E fuori sono sempre al centro di «voci». L'ultima racconta che i «furbetti» abbiano fatto modifiche in regime di parco-chiuso al gp del Canada regolando l'altezza della vettura con una mano e non con uno strumento come impone il regolamento. La Fia ha chiuso un occhio, mentre il team principal Chris Horner nega: «È un non problema». E tira dritto. Deluso come Michael Schumacher, addirittura diciasettesimo.
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