Il Napoli fa parlare il campo. E piace più delle polemiche perché convince e sembra ormai a un passo dalla completa maturazione. Quella che fa bottino pieno a Palermo è una squadra quadrata che gioca consapevole della propria forza e può candidarsi a un ruolo da protagonista. Nel contesto si esalta il grande illusionista, Marek Hamsik. Corpo estraneo nella partita per quarantesette minuti, quando decide di dare un segnale di vita, lo fa alla sua maniera. Con una prodezza balistica. Un destro terra-aria che si infila nell’angolino. Andare al riposo dopo un tempo dominato è fondamentale per il Napoli che poi nella ripresa gestisce la partita e finisce per rischiare la beffa. Lo grazia l’arbitro che sorvola su un rigore netto di Maggio che atterra Cetto in area piccola. La riprova che gli errori non sono solo contro dopo il polverone in salsa cinese. Proprio Maggio poi chiuderà la questione con una delle sue solite incursioni evitando a De Sanctis ulteriori brividi.
Orfano del tenore Lavezzi, volato a Parigi da Ancelotti con Ibra e Thiago Silva, l'unico che continua a «cantare» bene come detto è Hamsik. Il settimo gol personale al Palermo, vittima prescelta, vale tre punti pesantissimi. Ci deve pensare lui a sbloccare la partita in una serata in cui Cavani colpisce la traversa da un metro e a porta vuota. Il matador resta punto di riferimento corre e aiuta i compagni e comunque mette il suo sigillo nel finale: senza esultare da buon ex. Chi, invece, delude è il vice Pocho per l'occasione. Lo scugnizzo Insigne, complice la squalifica di Pandev, parte dall'inizio. Da rivedere il talento che l'anno scorso fece 19 gol in serie B col Pescara di Zeman che alla vigilia l'aveva lanciato: «È la sua occasione». Sprecata. Di lui si ricorda una debole girata di testa. E dopo un'ora i crampi. Mazzarri in panchina sconsolato guarda l'orologio e sembra chiedersi: «Com'è possibile». Insigne per il ruolo di tenore ne ha da cantare ancora.
Il Napoli comunque rialza la cresta ritrovata di Hamsik, sacrificata nella notte del trionfo in coppa Italia, e oltre alla certezza De Sanctis (super su Pisano in avvio) mostra i muscoli. Il dopo Lavezzi e Gargano sembra proprio nascere partendo dalla forza: con Behrami in mediana al fianco di Inler e lo slovacco trequartista, corsa e fisico diventano il marchio di fabbrica. Vincente. L'unica pecca è non chiudere la partita e rischiare la rimonta, come successo con la Juve in supercoppa, al cospetto di un Palermo troppo brutto per essere vero.
I rosanero ripartono da dove avevano finito: nelle ultime otto partite dell'anno scorso quattro sconfitte e quattro pareggi. Arduo il compito di Sannino che oltre alla vecchia guardia Miccoli-Migliaccio non ha molto da pescare. Servono rinforzi dal rush finale di mercato. La prima notte di campionato ha portato consigli a Zamparini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.