Handanovic e Leo, addio amaro da capitani

Uno voleva restare e parla di «ipocriti», l'altro ha ignorato le proposte del club

Handanovic e Leo, addio amaro da capitani
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Milano È l'estate dell'ammaina bandiera. Prima il Milan che rompe con Maldini, ora Inter e Juventus che lasciano a casa i capitani, già spesso non giocatori nella scorsa stagione. Bonucci alla Juventus dal 2010, Handanovic all'Inter dal 2012, pagine di storia accartocciate con più o meno rumore. E certo non è finita qui, perché Bonucci ha ancora un anno di contratto e lunedì si presenterà alla Continassa per riprendere la preparazione, fuori dalla rosa e dal progetto tecnico di Allegri. Una presenza in ogni caso ingombrante, con l'auspicio bianconero che il giocatore si trovi un'altra squadra, meglio se in Arabia, ché ovunque altrove sarebbe la stessa Juventus a dovergli garantire i 7 milioni lordi dell'ultimo ingaggio.

Non è solo questione di forma, ma proprio di sostanza: perché impedirgli di provare a scalare con l'impegno e l'esperienza, le gerarchie dei difensori, pur partendo dal primo piolo? Scartato ed emarginato come se fosse una minaccia per lo spogliatoio. Gliel'avevano già detto alla fine della scorsa stagione, pare gli avessero proposto di fare un saluto alla Dybala nell'ultima partita casalinga, però la realtà è che l'altro giorno il club ha dovuto mandare l'ultimo arrivato Giuntoli a ribadirglielo in vacanza. Diversa ma non troppo anche la vicenda Handanovic, che su Instagram ha ringraziato il club, ma non ha risparmiato una punta di veleno («essere se stessi per me conta più di tutto nel nostro mondo - calcistico intendo - degli ipocriti, ho cercato di essere uomo prima di calciatore»), regalando anche una frase criptica («ringrazio il nostro angolo di magazzino dove si vincevano partite perse e festeggiavano quelle vinte, anche se tanti non capiranno mai»), condivisa da molti compagni. La verità è che Handanovic avrebbe fatto volentieri il vice anche all'erede di Onana, quando arriverà, e qualcuno in società deve averglielo promesso o per lo meno lasciato sperare, altrimenti l'avrebbero salutato il 30 giugno, come è stato fatto con D'Ambrosio e Gagliardini, e non il 12 luglio, un'ora prima che Marotta e Inzaghi aprissero ufficialmente la stagione.

Qualcosa in quei giorni è andato storto e allora spuntano tristezza e amarezza, cui l'ormai ex nerazzurro fa riferimento nel messaggio social. Handanovic sperava di chiudere sul campo e cominciare ad Appiano la nuova vita da allenatore, ora dovrà rivedere i suoi programmi («cercherò di giocare ancora qualche anno»).

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