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Henderson, paladino Lgbt in Arabia dove negano i diritti

Andare a giocare nel campionato saudita rischia di avere delle controindicazioni, specie dal punto di vista "morale"

Henderson, paladino Lgbt in Arabia dove negano i diritti

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Andare a giocare nel campionato saudita rischia di avere delle controindicazioni, specie dal punto di vista "morale". Tra le decine di colpi effettuati dai club degli sceicchi di recente, uno dei più controversi è stato quello di Jordan Henderson: l'ormai ex capitano del Liverpool, pilastro della nazionale di Southgate, ha firmato per l'Al-Ettifad dove guadagnerà circa 30 milioni a stagione (quattro volte in più di quello che prendeva in Inghilterra) e in cui troverà come allenatore una delle più grandi bandiere proprio dei Reds, Steven Gerrard. Ciò che non è andato giù ai tifosi del Liverpool, però, è che Henderson in passato era stato uno dei calciatori più attivi in difesa del mondo Lgbtq+, con tanto di lacci delle scarpe arcobaleno in bella vista e dichiarazioni pubbliche contro l'omofobia. Su Twitter invece Henderson è stato bersagliato di critiche da "Kop Outs", un gruppo di tifosi Lgbtq+ del Liverpool, per questa scelta: «In Arabia Saudita i rapporti tra persone dello stesso sesso sono un reato - ha scritto questo collettivo - Ancora una volta il concetto di alleanza nei nostri confronti viene scavalcato davanti alla prospettiva di un ricco stipendio. Siamo sconvolti e preoccupati che qualcuno possa prendere in considerazione l'idea di lavorare per un'operazione di sportwashing per un regime in cui le donne e le persone Lgbtq+ sono oppresse».

Insomma, pare proprio che Henderson l'abbia combinata grossa.

In pochi quelli che hanno preso le sue difese, come Robbie de Santos di Stonewall, un altro collettivo che difende le istanze Lgbtq+: «Mi auguro invece - ha detto - che possa continuare a diffondere messaggi di tolleranza anche in Arabia Saudita, per uno sport che possa essere davvero di tutti».

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