L'assente è stato molto presente. Gonzalo Higuain ha lasciato lo smoking della festa e ha indossato il burqa, si è nascosto, si è messo da parte, clandestino, affossato in panchina, dopo che Gedda aveva lanciato i coriandoli e acceso i fari per lui e per Cristiano Ronaldo. Niente, il mistero, il giallo, il thriller, il dubbio attorno all'argentino, depresso, malato, con la febbre dello studente prima dell'interrogazione. Voci mille, insinuazioni, forse ha già firmato con il Chelsea, no rimane al Milan, chissà potrebbe tornare alla Juventus. Balle colossali, i social si sono scatenati e ancora vomitano il solito blob di insulti, il popolo rossonero fuma rabbia, quello bianconero se la spassa, non si hanno notizie da Londra dove, in verità, sono preoccupati per l'uscita dall'Europa più che per l'arrivo del calciatore dall'Italia al Chelsea del russo.
Il Milan senza Higuain che roba è? Che roba è stato e che potrà essere? Okkey, Cutrone, un baby che non sta mai fermo, che erutta football, che molesta Chiellini e Bonucci come una zanzara tigre ma con il passare dei minuti diventa una mosca stanca e il fantasma d'Arabia ha preso, allora, sempre più corpo. Ah, se ci fosse stato lui, ah se su quel pallone di Paquetà, ah se su quel dribbling di Chalanoglu. Lo stadio è un grande circo di gente allegra, quando è partita la ola si è capito che la sfida in campo era un evento a margine, meglio saltare, cantare, ballare, fotografare, festa grande, mentre il pubblico italiano ha dovuto sopportare mezzora di pietoso e malinconico comizio televisivo su Rai 1, uno studio allestito per attaccare il mondo arabo e i diritti negati. Ovviamente, dopo la propaganda politica, è partita la propaganda commerciale, l'indignazione è stata cancellata dallo spot. Asterischi in un happy hour calcistico con molte attese. Chissà che pensieri devono essere passati nella cabeza del pipita quando il pallone di Cutrone ha scosso la traversa della porta juventina, altre gocce d'acido per lui, fotogramma di un futuro diverso, di un passato rossonero che non lascia storia ma soltanto cruccio per l'occasione mancata e perduta, cinque mesi buttati via, bruciati nelle promesse e negli alibi, con addosso il peso di quel rigore calciato e sbagliato proprio contro la Juventus, eppoi l'isteria, l'espulsione, la squalifica, il buio improvviso e le voci cattive, di dentro e di fuori. Quando, dopo un'ora, Gonzalo si è alzato dalla panca e ha preso a muovere le gambe, a scaldare i muscoli, bevendo un sorso d'acqua, è stato come l'apparizione dello sceicco padrone. Ma il destino ha voluto che, proprio un fotogramma dopo, Cristiano Ronaldo si confermasse il vero genio della lampada nella notte araba, segnando il gol del vantaggio juventino, uno schiaffo, una beffa.
Il Milan stava sotto ma non sotterrato e allora Gonzalo Higuain ha capito che era arrivato il momento, ha abbracciato Gattuso, forse l'unico del clan rossonero a credere ancora in lui, e si è lanciato in gioco.
Kessie ha immediatamente rovinato il progetto, facendosi sbattere fuori, poi, stranamente, è uscito anche Cutrone e allora il film era ormai finito, senza colpi di scena, firmato un'altra volta, dal vero campione, il portoghese, mentre l'attore argentino si concedeva un'altra inutile, sciocca, infantile sceneggiata di nervi per un rigore non fischiato. La storia del calcio prosegue. Quella di Higuain ha altro destino. Abbandonato dalla Juventus, lasciato dal Milan. Probabile naufrago milionario sull'isola della regina. C'è di peggio nella vita. O no?
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