Calciatore, viceallenatore, allenatore, direttore tecnico e adesso presidente. A 75 anni, Gigi Simoni completa l'arco professionale pallonaro, il cavalier Giovanni Arvedi gli lascia la poltrona della Cremonese.
Simoni, dal '55, nelle giovanili della Fiorentina, non si è mai fermato per una stagione intera
«Già, preparo la mia 60ª annata nel calcio. Ero ala destra, lasciai nel '74 al Genoa e mi misero secondo di Guido Vincenzi (morto di Sla nel '97). Subentrai e in tutto sono stato rossoblù per 12 anni».
Dopo 30 di panchina, la scelta di diventare dt, alla Lucchese.
«Lasciando il ruolo di tecnico a Fulvio Pea. Eravamo stati insieme in Bulgaria, al Cska Sofia. A 72 anni, il Gubbio mi aveva riportato in panca, in B, per inseguire la salvezza. Da un anno e mezzo sono alla Cremonese, in Lega Pro».
Che presidente sarà?
«Normale. Non ho mai fatto differenze, al Mantova quando debuttavo da professionista come al Brescia in panchina. In questa posizione non nasco professore, imparerò
Spero di vincere qualcosa, con regole precise: gioco, vita quotidiana, un calciatore anziano è diverso da un giovane. Metto le mie qualità, con responsabilità diverse. All'Inter avrei potuto sfruttare meglio quella stagione e mezza, per immagine personale, resto contento della panchina d'oro e di avere alzato la coppa Uefa».
Sente ancora Ronaldo?
«Il filo diretto si è smorzato, dopo 16 anni, però resta affezionato. Fra i tecnici italiani leggo che ricorda me in primis».
Si ispira a Boniperti?
«Inseguo Trapattoni. Siamo coetanei, cominciammo assieme, lui era alla De Martino del Milan. Condividemmo il militare, il campo, il corso a Coverciano e la panchina. Entrambi siamo stati all'estero, lui di più, comunque ho vinto 16 volte.
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