"Ho solo 17 anni, non paragonatemi a Bolt ma in Giappone voglio la finale dei 200 metri"

Nello stile di corsa Gout Gout ricorda Usain che dice di lui: "È simile a me quand'ero giovane". Sarà la rivelazione dei prossimi mondiali

"Ho solo 17 anni, non paragonatemi a Bolt ma in Giappone voglio la finale dei 200 metri"
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Ricorda Bolt, esordirà a Tokyo, ma pensa a Brisbane 2032. L'australiano Gout Gout (si pronuncia Gau Gau) deve ancora compiere diciott'anni eppure è già uno dei velocisti più attesi ai Mondiali. Dove correrà i 200 metri, la gara preferita in cui vanta un personale di 2002, dunque non lontano dal 1993 del Fulmine giamaicano stabilito alla stessa età, e nella quale ha saputo sprintare in un 19.84 ventoso di poco (+2.2 m/s).

Lo stile di corsa di Gout è simile a quello di Bolt, che ha definito il ragazzo di origini del Sud Sudan "simile a me da giovane".

Neanche il contratto milionario firmato con una famosa casa di abbigliamento sportivo sembra averlo destabilizzato. E ora che si sta avvicinando ai tempi dell'Usain adolescente, in molti si chiedono se ne diventerà l'erede anche per la sua voglia di fare show alla fine della gara.

Gout, ci sono molti paragoni tra lei e Bolt. Come gestisce questa pressione?

"Il mio obiettivo è uno solo: lasciare il segno. Ovviamente, essere paragonato a Usain è fantastico. Ma io sono Gout Gout, non il nuovo Bolt. Voglio riuscire a rendere il mio nome grande quanto il suo".

Che obiettivi si è posto?

"L'obiettivo finale è vincere l'oro olimpico nel 2032. Saremo a Brisbane, a mezz'ora di macchina dalla mia città natale Ipswich, nel Queensland. Avrò 24 anni e quello è il momento giusto".

Però Los Angeles 2028 viene prima

"Sì, non vedo l'ora. Casa o non casa, punto sempre a vincere. E poi negli Stati Uniti sono già stato. Mi sono allenato per un periodo in Florida con Noah Lyles, quasi un fratello per me".

Al Mondiale di Tokyo con quali ambizioni?

"Raggiungere la finale dei 200 metri. Alla mia età non c'è riuscito nemmeno Usain".

Tra 100 o 200 quale sceglie?

"Sicuramente i 200. Non sono proprio un atleta potente e i 200 sono più adatti a me. E poi in curva adoro quella sensazione di velocità massima, dove mi sembra di volare".

Ha anche battuto lo storico record australiano di Peter Norman, famoso per essere stato sul podio con Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico nel '68.

"Battere quel record a 16 anni è stato fantastico. In quel momento, e a quell'età, non sapevo cosa provare. Da un lato ero felice di aver corso così veloce. Dall'altro, però, ero triste perché avevo battuto Peter, una leggenda. Avevo visto a scuola un documentario su di lui e già allora pensavo: Lo devo battere. Quando le sue figlie sono venute a farmi i complimenti è stato un momento in cui il cerchio si è chiuso".

Sente adesso la responsabilità di tutto il suo Paese?

"A volte sì. Anche se provo ad essere me stesso mi rendo conto che ci sono persone che mi guardano con curiosità. Sono cresciuto cercando di essere come Bolt, di essere la prossima icona".

Un peso notevole sulle spalle per un ragazzo di 17 anni.

"Sì, ci penso spesso. Ma devo fissare un obiettivo alto per dimostrare agli australiani che qualcuno come me può davvero farcela. E forse un giorno anche un altro ragazzo potrà raggiungere quel livello e preparare il terreno, proprio come ho fatto io".

In cosa si sente di dover migliorare?

"La velocità massima è il mio dono, però la partenza è un aspetto che può essere migliorato. Presto scenderò sotto i 20 secondi. La mia allenatrice Diane Sheppard dice che ho ampi margini di miglioramento perché sono ancora in fase di crescita".

È mai stato in Italia?

"Non ancora. L'ho solo annusata a luglio quando ho corso a Montecarlo. Ma verrò presto".

Il suo idolo sportivo?

"Giocavo a calcio. Il mio idolo è Cristiano Ronaldo".

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