I Bertolacci che non vogliamo vedere

Ci sono i giocatori di cui si parla poco, eppure spesso fanno la differenza

Bertolacci e Stendardo
Bertolacci e Stendardo

Poi ci sono i giocatori di cui si parla poco. Come Andrea Bertolacci. Atalanta-Genoa, ieri pomeriggio. Secondo tempo, c'è una palla che vaga a 6-7 metri dall'area di rigore dell'Atalanta, la prende Bertolacci che alza la testa, vede arrivare un avversario, la tocca piano, furbo, fantastico, è un tunnel pazzesco che lo mette da solo di fronte alla porta. Gol. Il più bello della giornata. Sesto gol in campionato per il centrocampista del Genoa. Il quinto l'aveva fatto sei giorni prima, in casa contro il Torino. Da favola pure quello.

Bertolacci è il simbolo di un certo pallone e di un certo modo di raccontarlo. Giocatori che spesso fanno la differenza, fanno giocate da fenomeni, ma che non sono esaltati, perché non giocano nelle squadre più forti e perché non sono i nomi che colpiscono l'immaginazione. È anche un po' colpa nostra quindi, se è passato il ritornello sull'assenza di talento nel calcio italiano. Ogni settimana c'è un Bertolacci: lui medesimo o un altro.

Se non raccontiamo storie e personaggi così, penseremo sempre di essere peggio di quello che siamo in realtà. Bertolacci & C. sono un pezzo d'Italia pallonara e del suo futuro: lui è per metà del Genoa e metà della Roma che lo rivuole, ma lo cerca anche il Milan per cominciare a ricostruirsi. Conte l'ha convocato in Nazionale. Eppure è come se non fosse ciò che ci serve. Invece no.

Ce ne sono altri di giocatori così, in grado di fare gol che dovrebbero restare nella memoria e invece vengono cancellati in meno di una giornata di campionato. Vanno capiti, valorizzati, vanno esaltati. Per loro e pure un po' per noi.

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