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I figli delle notti magiche. L'Italia sogna in Corea col pokerissimo del '90

Brignone, Fontana, Pellegrino, Pittin e Wierer. Un'annata irripetibile a caccia di medaglie

I figli delle notti magiche. L'Italia sogna in Corea col pokerissimo del '90

L'Italia che avanza a vele spiegate verso PyeongChang, cala i suoi pezzi da novanta. L'ora è giunta. È tardi per pensare o rimuginare su quel che è stato fatto. Adesso è il momento di guardare avanti, più in là, verso nuovi orizzonti, nuovi traguardi. È già tempo di Giochi Olimpici.

Ci attendono giorni e nottate insonni al seguito di una truppa azzurra numerosa e agguerrita. Un contingente di 121 atleti (più due riserve) record da Torino 2006 che, parole del presidente del Coni Malagò, «punta alla doppia cifra di podi». Se non altro, con i suoi califfi, non vuole mancare l'appuntamento con la tanto agognata medaglia d'oro sfuggita a Sochi quattro anni fa. Che sia neve o ghiaccio, i nostri si presentano in Oriente come ambasciatori nel mondo di un Paese ambizioso. Un'Italia guidata, in primis, dal suo alfiere, la tenace Arianna Fontana, ma può contare pure sulla sciata leggera, sciolta e naturale di una Brignone, sulla velocità ed esplosività di Pellegrino, sulla rapidità al poligono di Wierer, sulle rimonte di Pittin. Vi domanderete, cosa avranno in comune questi cinque campioni azzurri? La risposta alla domanda è una sola: una classe di ferro. Sono tutti talenti nati nel 1990: i figli delle notti magiche. La stessa, benedetta, età anagrafica. Si spera, nelle prossime settimane, baciata dalla Dea bendata.

Partiamo dalla Fontana, leader di un gruppo giovane e in rampa di lancio. La pattinatrice sondriese raccoglie il testimone di un colosso come Armin Zoeggeler e sventolerà, nella cerimonia inaugurale, il tricolore. Lei che dodici anni fa, da bambina qual era, salì sul podio in staffetta, davanti al proprio pubblico, a 15 anni e 314 giorni. Ma non si fermò lì: Arianna si sarebbe ripetuta poi a Vancouver e Sochi, in una disciplina, quella dello short track, dove le sorprese sono all'ordine del giorno, tra cadute, squalifiche e vittorie inaspettate, come quella impronosticabile dell'australiano Bradbury a Salt Lake. Diciamolo, la specialità potrebbe pure essere chiamata shock track.

A Sochi, dove la Fontana mise al collo tre medaglie, c'era pure Federico Pellegrino, il re della velocità, il Bolt del fondo, per tutti Chicco, riuscito nell'impresa di battere più volte i maestri vichinghi nella loro specialità, la sprint, finendo poi per laurearsi, un anno fa, campione del mondo. Quest'anno, però, la gara a cinque cerchi sarà non a skating ma in passo alternato, la tecnica meno prediletta dagli italiani e, perciò, da Pellegrino. Per consolarci, Chicco può contare su un'altra gara, la sprint a coppie insieme a Didi Noeckler, nella quale è argento iridato in carica.

Da un valdostano a un altro, anzi a un'altra, come dimenticare Federica Brignone: la figlia d'arte è pronta a giocarsi, in ordine di data, le proprie carte in gigante, superG e combinata, tre specialità nelle quali è già riuscita a salire sul gradino più alto del podio in coppa del mondo.

Anche nel biathlon, disciplina difficile quanto affascinante, ricca di suspense e piena di pathos, che unisce gli sci stretti e il poligono, abbiamo ambizioni di medaglia pesante. La nostra punta di diamante è Dorothea Wierer, l'altoatesina leader di un «plotone» azzurro che a Sochi quattro anni fa vinse un meraviglioso bronzo nella staffetta mista, gara nella quale si cimentano due donne e due uomini.

Infine tra i classe '90 c'è Alessandro Pittin, che come la Fontana alle spalle ha già tre Olimpiadi.

Nella combinata nordica, altra disciplina ibrida che mette insieme il salto con gli sci e il fondo, il friulano tenterà di ripetersi come a Vancouver, quando fu splendido bronzo.

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