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Con i Giochi per bambini il Cio si comporta come Nerone nel 67 d.C.

Il podio dello skate (42 anni in 3) ricorda le gare introdotte dall'imperatore-atleta alle olimpiadi

Con i Giochi per bambini il Cio si comporta come Nerone nel 67 d.C.

Commossi come nonni sdentati davanti ai ragazzini che sui loro skateboard scomodano persino il primo ministro del Giappone e dovrebbero giustificare questa Olimpiade in maschera che per soddisfare i bisogni televisivi mette sullo stesso podio la fatica dei ragazzi che giocano per strada e, magari, pesisti che si spaccano la schiena per anni. Viva, viva per il podio più giovane, 42 anni in tre, nello Skate, ma bisogna dire che queste innovazioni sembrano più che altro sacrilegi nei confronti dell'Olimpiade come l'aveva sognata chi la ripropose alla fine dell'Ottocento. Rubando dalla meravigliosa memoria del collega Vanni Loriga bisogna ricordare che nella 211ª edizione dei Giochi, in programma nel 65 dopo Cristo, l'imperatore Claudio Cesare Augusto Germanico, in arte Nerone, italiano, nativo di Anzio, iscritto, ma costretto a rientrare a Roma da Benevento per una congiura dei senatori, prima li fece rinviare di 2 anni, un po' come questi per pandemia, poi divenne il grande dominatore affermandosi in sei gare, molte inventate da lui. Ecco da dove hanno copiato quelli che hanno voluto lo spettacolo, tradendo lo spirito vero delle festa ricordata così bene nell'Angelus da papa Francesco.

Lui, Nerone, aveva aggiunto gare per citaredi e drammaturghi. A Tokyo ci siamo trovati con tutte queste novità, orari televisivi, finali al mattino, giochi di strada e da campetto, tuffi nella sabbia, una contaminazione che abbiamo accettato soffrendo tanto. Certo che Nerone era felice, anche se i veri eroi, magari, sono stati quelli del pancrazio, gente che come Polidamante mito della 93ª edizione, sempre rubando da Loriga, ammazzava i leoni a mani nude.

A Tokyo, vi diciamo la verità, ci ha stregato di più la storia del nostro pesista medaglia di bronzo, la sua fatica, piuttosto che il podio femminile dello skate board dove la tredicenne giapponese Moriji Nishiha, però, non è riuscita ad essere la più giovane medaglia d'oro olimpica, perché nel 1936, a Berlino, la tuffatrice americana Majorge Gestring andò sul podio più alto nella gara di tuffi dal trampolino di tre metri, a 13 anni come lei, ma con 63 giorni di meno.

Arrampicarsi sugli specchi per non mancare di rispetto a nessuno, ma chi governa lo sport dovrebbe avere almeno la sensibilità per non confondere tutto. Chiaro che la spina dorsale dei Giochi sono gli sport universali, dall'atletica al nuoto, dalla ginnastica, alle lotte, ai pesi. Per chi non pensa soltanto allo spettacolo, ma vuole premiare davvero l'eccellenza sportiva, fa un certo effetto mettere sullo stesso piano le gare di pallavolo, e quelle sulla sabbia, il torneo di basket e le divertenti partite fra i grattacieli delle ragazze nel tre contro tre. Le abbiamo accettate, in qualche occasione ci siamo pure divertiti, ma è davvero difficili digerire tutti questi cambiamenti, tagliando negli sport che sono storia vera per far posto al villaggio ad un'altra gioventù. Bellissima, per carità, gente coraggiosa, dinamica, il mondo nuovo, ma è davvero strano stare dalla parte di chi vorrebbe togliere la 50 chilometri di marcia per fare spazio ad altri citaredi. Per guadagnarsi una Olimpiade nel nuoto, nell'atletica, nei pesi, nelle lotte, bisogna davvero rinunciare a tante cose, ma per moltissimi le porte delle Olimpiadi sono rimaste chiuse, per tanti non ci sarà un'altra occasione.

Li capiamo, pur non approvandoli, quelli degli sport professionistici più ricchi che hanno rinunciato, pensando alla loro carriera dove li pagano benissimo, ma vedere chiusi fuori dai Giochi i tanti che hanno mancato il minimo per centesimi, centimetri, resta doloroso. Non siamo stupiti quando le cronache televisive ci servono dall'alba alla mezzanotte servizi dove tutto viene ingigantito, mettendo sullo stesso piano le medaglie, ma lasciateci almeno urlare la nostra rabbia. Come non intenerirsi davanti al podio dello skate, 42 anni in tre, con la tredicenne brasiliana Leal, la favorita, ma dai, in mezzo alle due ragazzine giapponesi, come non applaudire quando si sono abbracciate, cosa che vedi ai giardinetti ogni giorno alla fine di giochi vecchi e nuovi, questi imposti dalla moda, ma le Olimpiadi hanno una loro sacralità che non andrebbe contaminata.

Come ha detto il maestro Julio Velasco, grande allenatore di pallavolo, eccellente commentatore in televisione, fai fatica a capire perché c'è il basket tre contro femminile in una manifestazione dove già c'è il torneo vero, perché, ad esempio, non hanno messo il calcetto o il padel che hanno tantissimi praticanti.

Fatica e stupore.

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