Da Spyridon Louis a Stefano Baldini. Nell'anniversario dei 125 anni dal primo oro nella maratona dei primi Giochi Olimpici dell'era moderna, una parte della celebrazione spetta anche all'azzurro che nel 2004 fu degno erede dell'eroe greco.
Baldini, che significa essere lo Spyridon Louis degli anni Duemila?
«Ancora oggi viene citato in senso mitologico. La sua fu un'impresa, con un epilogo pieno di sorprese come spesso le maratone ci hanno abituato. Ho l'onore di conservare una copia identica della coppa - allora non c'erano ancora le medaglie - vinta da Louis e che mi è stata donata dal ministro dello sport».
Dopo il suo trionfo è mai tornato a correre su quel percorso?
«Ho corso la Maratona di Atene nel 2019, 15 anni dopo, su un'idea di Igor Cassina. È stato bello ritornare senza velleità agonistiche, anche se ho faticato a correre più nel 2019 che 15 anni prima!».
Prima di lei a Seul '88 ci fu il successo di Bordin.
«Con Gelindo abbiamo condiviso lo stesso allenatore, il professore Gigliotti. Quello di Atene è stato l'oro della continuità della scuola italiana, che dagli anni '80 ha macinato successi. Ora, dietro i trionfi degli africani ci sono spesso allenatori italiani».
Adesso vanno di moda le scarpe magiche...
«Voglio dire due cose: uno, che tutti devono essere al via con le stesse opportunità; secondo, che ci siano delle regole su questa evoluzione tecnologica, e le regole effettivamente ci sono. Comunque, non sono contrario, perché il mondo va avanti e i tempi sono fatti per essere battuti».
Cosa fa adesso Stefano Baldini?
«Alleno un gruppo di 24 atleti: tra questi c'è Valeria Straneo, primatista italiana di maratona».
Ci saranno sorprese azzurre a Tokyo?
«Tutte le nostre staffette sono da finale. Ci vuole bravura e un pizzico di fortuna, non bisogna sbagliare niente, perché il testimone cade agli altri, non solo a noi. L'assenza del pubblico, come il rinvio di un anno, sarà un fattore. Bisogna essere pronti».
Crede che l'Italia potrà tornare presto a vincere un oro olimpico?
«Penso di sì, perché c'è una squadra giovane che sta maturando. Il problema è che fatichiamo poi a confermarci ad alto livello, anche perché l'atletica è uno sport globale, con tanti Paesi in grado di andare a medaglia. Sono sicuro che rivedremo presto un italiano sul gradino più alto del podio».
Che idea si è fatto su Schwazer?
«Non voglio giudicare da fuori. Ho fiducia nella giustizia sportiva. Se qualcuno ha sbagliato, i tribunali faranno il loro corso. Penso anche che sia giusto concentrarsi su chi sta lavorando in modo trasparente per le Olimpiadi».
Mei ha preso il posto di Giomi alla guida della Fidal.
«È passato poco tempo dal suo insediamento per dare un giudizio, mi auguro per il bene dell'atletica che il Consiglio lavori dentro al Consiglio e non sui giornali».
Dopo l'oro olimpico, Baldini ha un altro sogno?
«Per anni
sono stato il direttore tecnico del settore giovanile italiano: è stato bello seguire ragazzi che oggi stanno preparando Tokyo. Non nascondo però di voler tornare a lavorare per la maglia azzurra. Sono sempre disponibile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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