Non sono le cifre che percepiscono i Papertecnici come Ancelotti, Mourinho, Lippi e Wenger, ma anche gli ingaggi degli allenatori italiani non sono proprio da trascurare. Certo i 13,5 milioni annui di Carletto o i 9,8 dello Special One (che pur di andare al Chelsea ha ridotto le pretese rispetto ai 15,3 che guadagnava al Real Madrid, anche se 8 erano poi quelli che versava come tasse) o i 10 di Lippi con i cinesi del Guangzhou Evergrande o i 9,3 del guru dell'Arsenal Wenger o i 7,8 di Capello in Russia, sono ancora una lontana chimera. Ma l'intenzione di arrivarci, in particolare da parte dei più ambiziosi (vedi Conte, Mazzarri, Allegri) è evidente.
Il fatto è che la nostra serie A non può permettersi le cifre che si spendono in Spagna, Inghilterra o Germania (Guardiola ha un contratto col Bayern di 8 milioni a stagione fino al 2016) e solo le grandi riescono ad accontentare le richieste dei nostri allenatori. Ma, alla faccia dello spending review di montiana memoria, nella stagione che andiamo ad affrontare gli stipendi dei nostri tecnici sono aumentati di 5,8 milioni, un bel 29,15 per cento in più. Era di 19,9 milioni il malloppo alla partenza del campionato 2012/13, adesso sul pronti via, i nostri club spendaccioni hanno già messo in tasca ai rispettivi allenatori 25,7 milioni. Senza dimenticare poi gli esoneri nel corso della stagione: un anno fa le società dovettero aggiungere 4,1 milioni, portando la cifra globale annua a 24 milioni.
Certo, ognuno fa il proprio interesse e il simpatico Rafa Benitez sa che l'Italia calcistica non ha paura di spendere e, dopo aver intascato i milioni da Moratti (ma gli ha regalato una Supercoppa italiana e un mondiale per club), ha accettato la corte di Aurelio De Laurentiis. Come si possono rifiutare 3,5 milioni all'ombra del Vesuvio? E Benitez non ha detto no, così come Walter Mazzarri che non si è tirato indietro di fronte alle offerte di Moratti (sempre lui, il mega spendaccione dell'italico suolo): guadagnava 2,5 milioni a Napoli, ora ne prenderà uno in più, con un contratto biennale e una corte di 7 assistenti personali (e anche questi ovviamente pagati dal club interista). Tutta da verificare invece la situazione di Antonio Conte che ha ritoccato di poco l'ingaggio ma che è sempre più tentato dalle sirene estere: i soldi che si beccano Ancelotti, Lippi, Capello e Mancini oltrefrontiera sono almeno il doppio. Per la verità offerte sostanziose gli sono arrivate dall'Inghilterra e dalla Spagna ma, siccome al cuor non si comanda, il tecnico salentino ha optato per il «progetto Juve» fortemente voluto da Andrea Agnelli.
Offerte sono arrivate anche ad Allegri, ma il suo tormentone estivo col Milan («vado alla Roma o non vado alla Roma?») è stato risolto dal presidente Berlusconi. Resta, ma è tutto da scoprire fino a quando Allegri, col contratto in scadenza nel 2014, resisterà. I Della Valle hanno invece blindato Montella fino al 2017 portandogli l'ingaggio da un milione a un milione e mezzo, con i soliti bonus in caso di qualificazione in Champions. Hanno preteso 1,3 milioni il neo allenatore della Roma, Rudi Garcia ex Lilla e il vulcanico Delio Rossi che in casa Sampdoria sembra aver trovato l'ambiente ideale. Curioso invece il contratto del laziale Vladimir Petkovic: Lotito gli ha fatto firmare un biennale da 600.000 euro annui e ora, dopo i risultati ottenuti, gli ha proposto il rinnovo fino al 2016 a 1 milione annuo. Ma il bosniaco, in virtù delle tante offerte arrivategli dall'estero, nicchia, aspetta la Supercoppa per accettare l'offerta o rilanciare in caso di successo sulla Juventus.
C'è anche chi, come Andrea Mandolini, riporta il Verona in serie A, ma costa troppo (650.
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