«Non siamo qui per fare processi, nessun tradimento, ho sbagliato anch'io. Siamo qui per capire come mai eravamo bloccati, come mai non siamo riusciti a reagire». Ore undici, Appiano Gentile, l'Inter si è ritrovata a dodici ore dal derby, seduta a gruppi, quelli che hanno giocato da una parte, gli altri dall'altra. Si poteva fare gruppo unico. Prima, nello spogliatoio, il confronto a viso aperto fra tecnico e squadra, con Mazzarri che ha cercato il dialogo ammettendo i suoi errori e chiedendo spiegazioni che la gente s'immagina debba dare lui. E adesso si stanno facendo anche loro delle domande, dico Thohir and brothers. Dando per certo che siamo ormai abituati a smentite un paio di minuti successivi a una conferma, possiamo solo dire con granitica certezza che il presidente sa benissimo cosa fare in futuro di questa squadra. E non sarà la qualificazione in Europa league a decidere la scelta della guida tecnica. È vero che Thohir la ritiene fondamentale per la crescita del brand eccetera eccetera, ma il capo ha bisogno di gente che lo ascolti e poi lo segua, vale la prima dichiarazione che fece al suo primo sbarco: «L'allenatore sarà lui, se condividerà le nostre idee». Meglio partire da questa, suggestiva e ovvia. In un'abbacinante sequenza di risultati non si è ancora capito se sia Mazzarri l'uomo giusto, o se la conferma da parte della dirigenza valga quanto quella che Clarence Seedorf si autodedica ogni paio di minuti. Al termine del primo tempo nell'entourage Inter si rimpiangeva la normalità di Andrea Stramaccioni, quella di un gioco semplice che però si vedeva e si capiva. Al termine del derby un commento sopra tutti: Josè cinque minuti a Zanetti glieli avrebbe fatti fare.
Far giocare a Saverio pochi minuti era un modo per cementarsi con lo spogliatoio e il resto della galassia Inter, far capire che si capiva, che si era dentro. Chi è vicino a Mazzarri lo ha difeso: troppo concentrato sulla gara, sono cose alle quali non pensa durante la partita. Gli interisti, questo si legge sui social, l'hanno presa come una mancanza di rispetto verso un simbolo che resterà in società come dirigente con un ruolo ad hoc. Ma su twitter lo scatenamento era iniziato già durante la gara quando è partito l'hashtag #mazzarrivattene. Thohir nel caso Guarin, sebbene smentito in società, ha ascoltato i tifosi, si è lasciato confondere fra loro fino a diventare uno di loro. Mazzarri ancora non ha dato segnali in questo senso, ma lui, quanto è interista? Nelle 36 conferenze stampa pre partita, ci ha spiegato come le sue squadre crescano a fine stagione, allontanando ogni giudizio finale a quella data. Al momento i numeri dicono che nelle prime diciassette gare di campionato fino al derby d'andata, l'Inter aveva totalizzato 31 punti segnando 37 gol. Stessi riferimenti nel girone di ritorno: 25 punti, 19 gol e teorica nona posizione in campionato. Ieri mattina ha detto: «Ho sbagliato anch'io». Magari ha ragione. Non sarà l'Europa league, neppure il modulo o la sua opinione sui giovani a decidere il suo futuro, Thohir ha già deciso. Magari qualche vittoria gli avrebbe dato entusiasmo per un mercato più solido e meno scoppiettante, dove Hernanes, 20 mln, non è considerato un crack ma solo un buon giocatore che farà fatica a entrare nella selezione brasiliana. Cambiare comunque è sempre una noia, nuovo manico non responsabile del pregresso e neppure dell'attuale, i suoi giocatori, il nuovo modulo di gioco, i tempi di masticazione e digestione, nuove regole, allenamenti dedicati, ecco che scatta l'anno di transizione.
Però Thohir ha parlato di Champions in tempo utile per giocare la finale di San Siro 2016, tempi stretti. Ha anche detto di aver visto Milan-Inter e di essere rimasto molto deluso: «Derby giocato male, per la Lazio adesso serve altro». Ha detto serve altro, non serve un altro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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