Da una parte la spavalda gioventù di Gigio Donnarumma, dall'altra la gagliarda maturità di Zlatan Ibrahimovic. E in mezzo, stretti in un bel panino mediatico, Pioli e Gazidis: il vecchio e il bambino avrebbe chiosato Francesco Guccini. E invece sono il presente e il futuro del Milan di Elliott che si appresta a inaugurare la prima vera stagione di rilancio tecnico e finanziario del club modificando l'elenco degli eventuali esuberi e dei potenziali arrivi (Wesley Fofana classe 2000 Saint'Etienne recente indicazione per la difesa) stilata da Rangnick. I due hanno lo stesso agente, Mino Raiola, da cui ieri, a Monte Carlo, sono volati in elicottero per parlare dei rispettivi onerosi contratti e ragionare sul futuro visto che si appresta a sedersi al tavolo con l'ad sudafricano per discutere del loro futuro. Entrambi hanno lo stesso orgoglioso obiettivo: restare al Milan, il primo, per i prossimi 20 anni, il secondo fino a quando le forze non lo lasceranno.
Gigio è diventato venerdì sera specialista nel parare i rigori. Classifiche aggiornatissime certificano il seguente curriculum del giovanissimo napoletano, 21 anni e pochi mesi, in altri tempi sarebbe in panchina ad attendere la pensione di qualche stagionato collega. Sono 10, tra campionato e varie coppe, i rigori parati più 2 pali e 1 traversa centrati dagli specialisti e uno finito addirittura fuori. I più famosi restano il primo (decisivo contro Dybala in supercoppa d'Italia) e l'ultimo (contro Malinovskyi) e raccontano oltre che del talento del giovanotto anche della sua affinata tecnica. Lo sostengono in tanti, esperti e non: Gigio è formidabile in porta con quella sagoma che copra parte del suo domicilio, meno nelle uscite. Eppure è migliorato anche con i piedi. Oggi i suoi rilanci finiscono a destinazione.
L'altro è Ibra e, come ripeteva uno spot d'altri tempi, basta la parola. Perché rimasto in campo fino alla sirena, non più sostituito dopo i due sigilli di Reggio Emilia, firma un post su Instagram che è una specie di editoriale sulle sue condizioni, oltre che un messaggio rivolto proprio a Elliott, qui intesa come Londra, dove risiedono i maggiori dubbi relativi alla riconferma, per motivi legati allo stipendio (6 milioni netti reclamati). Ha scritto Ibra: «Pensi che la mia carriera finirà presto? Mi sto solo riscaldando».
Ecco il suo nuovo grido di battaglia che rilancia i giudizi di Stefano Pioli, venerdì notte, dopo aver sfiorato il successo anche contro l'Atalanta. «Sono felice di lavorare con Ibra» manda a dire e non può aggiungere altro perché altro sarebbe uscire dal seminato del suo comportamento corretto e leale con tutti, i suoi amministrati di Milanello e casa Milan che l'ha appena premiato con il rinnovo contrattuale.
Piuttosto è proprio l'esempio citatissimo dell'Atalanta a spingere per la riconferma di Ibra che sarà anche scomodo ma resta utilissimo per fare da leader al gruppo di giovani promesse. Serve la continuità. E la continuità del Milan ha bisogno del vecchio e del bambino.
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