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Ibra e i "figli". Se le parole valgono come un gol

No, pare proprio di no. Ibrahimovic non ne dice una calda e una fredda. Quando parla basta la parola

Ibra e i "figli". Se le parole valgono come un gol

No, pare proprio di no. Ibrahimovic non ne dice una calda e una fredda. Quando parla basta la parola. Un po' come in campo: basta un tocco per dire qualcosa. Il rush finale della carriera di un giocatore che ha saputo lasciare una impronta, non importa quanto abbia vinto, importa cosa abbia fatto, ci ha svelato l'ennesimo magic moment. Ibra che parla e lascia il segno. Lo ha raccontato Pioli svelando la frase detta ai compagni prima del Verona. Vale una filosofia: «Se vogliamo farci ricordare abbiamo tre partite. A Milano si ricordano solo dei giocatori che vincono il campionato o la Champions». Milano ricorderà a prescindere Ibra: prima ci metteva i gol, ora ci mette cervello, carisma, voglia di spingere questi ragazzi. Ecco l'identikit di un grande giocatore. Del resto l'intelligenza dello svedese si è svelata con il passare del tempo: prima strafottente e guascone, poi celebrato e sul filo del sopra le righe, infine campione della gente: basta ascoltare l'urlo di San Siro quando entra in campo. Perfino a Sanremo è riuscito ad acchiappare il feeling con chi lo ascoltava. Non di soli gol vive un campione, Ibra lo sta raccontando. E Sandro Tonali ne ha svelato qualche particolare: «È uno che capisce subito se hai una virgola che non va. Parla molto e ti aiuta in qualunque aspetto. Vuole trasmettere cose importanti, significa che anche lui è lì con noi. E ha messo pure lo zampino nel terzo gol». Nei discorsi contano i punti e le virgole, come nei gol: anch'essi costruiti con punti e virgole di gioco. Sanno tutti che se oggi il Milan è alle porte di una chance scudetto, il destino ha voluto che fosse Ibrahimovic ad indicare la via con il ritorno in rossonero. E sappiamo che se il destino volesse fare un atto di giustizia, l'ultima parola, ma stavolta con i gol, spetterebbe proprio a Ibra. Tante volte facciamo i conti sugli stipendi dei giocatori e diciamo che non valgono per quanto rendono: li classifichiamo dimenticando il dietro le quinte.

Ibra ha convinto tutti: i gol sono parole, le parole sono gol.

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