Sotto gli occhi di Silvio Berlusconi, tornato a scortare il suo Milan fuori casa dopo quasi venti anni, il leader del campionato continua a viaggiare come una freccia rosso…nera. A Parma infila il quarto successo consecutivo lontano da San Siro, a dimostrazione che è proprio su questo versante la differenza imposta alle cadenze passate della Juventus. Da queste parti, la rivale numero uno dei rossoneri si fermò sul pari reclamando un paio di rigori e tacendo di quello negato a Giovinco e denunciando «un'aria pesante». Nemmeno un lamento da Ibra e soci quando Banti ignora il secondo rigore commesso dallo stesso Zaccardo sulla caviglia dello svedese. È anche questa una differenza da cogliere.
Il Milan impone la sua legge che è fatta di gol, di calcio essenziale, poco spettacolare ma molto efficace e in particolare di performance strepitose che scavano il solco rispetto ai rivali. Se manca all'appello Boateng, Allegri può consolarsi con Emanuelson, un olandese arrivato a Milanello con l'etichetta del terzino sinistro e trasformato in tre-quartista raffinato grazie alla pazienza e anche al coraggio di prendere di petto il rivale. L'ultimo orange milanista è il protagonista di ieri: sul suo sinistro volante incassa il rigore del primo vantaggio, sul suo scatto suggestivo si costruisce e cesella il gol del 2 a 0 che è una versione moderna e spettacolare del contropiede manovrato con Ibrahimovic che addirittura allarga le gambe per non intervenire nell'azione ritrovandosi in fuorigioco. Non solo. Ma anche quando si tratta di richiamare alle armi i senatori di un ciclo fa, il Milan può contare ancora su energie vitali. Per esempio Zambrotta, rientrato dopo due mesi di cure pazienti e di preparazione umile, non fa assolutamente rimpiangere Abate.
Il mestiere lo assiste nella seconda parte ma è il prima che conta e che fa bene a tutto il gruppo. Così come, a tempo ormai scaduto, l'ingresso su un prato verde di Rino Gattuso con un ciuffo picaresco e la voglia matta di recuperare il tempo perduto: assente dal 9 settembre, fa un certo effetto vederlo armeggiare alla sua maniera per una manciata di secondi. Il Milan non ruba mai l'occhio, d'accordo, se non in alcune ripartenze velenose ma è proprio il suo cinismo a marcare il distacco rispetto alla concorrenza. Per esempio: il Parma s'avvicina minaccioso alla porta di Abbiati e invece è il Milan a passare su rigore ( manata volante di Zaccardo sulla volèe di Emanuelson) al culmine di un lancio per Ibra trasformato in un assist per l'olandese. Così nella seconda frazione: il Parma consuma tutta l'adrenalina possibile nei primi minuti ma si ritrova sotto di due reti concedendo ai rossoneri un contropiede inspiegabile per le abitudini di Donadoni e anche delle difese italiane. Emanuelson riesce a correre da un'area all' altra senza incontrare barriere da superare: è vero, Ibrahimovic apre le gambe ma è il comportamento di Zaccardo e soci a gridare vendetta.
Il Milan di ieri è assistito alla fine, quando conta cioè, dal talento di Abbiati, il portiere che si erge a protettore del primato con un paio di interventi che tolgono a Floccari e Giovinco (con deviazione di Thiago Silva) la soddisfazione (meritatissima a quel punto) del
golletto della staffa. Il Barcellona può aspettare, il Milan per ora non si lascia distrarre dalla Champions. E ora avanza minaccioso verso la semifinale di ritorno a Torino contro la Juve, fissata per martedì prossimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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