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Ibra ed Emanuelson... il Milan mette il turbo Juve, cinquina a Firenze

Il Milan vince 2-0 a Parma: quarto successo esterno di fila. La Juventus straccia la Fiorentina: Vucinic è l'uomo d'oro di questa Signora goleada

Ibra ed Emanuelson...  il Milan mette il turbo Juve, cinquina a Firenze

Sotto gli occhi di Silvio Berlu­sconi, tornato a scortare il suo Mi­l­an fuori casa dopo quasi venti an­ni, il leader del campionato conti­nua a viaggiare come una freccia rosso…nera. A Parma infila il quar­to successo consecutivo lontano da San Siro, a dimostrazione che è proprio su questo versante la diffe­renza imposta alle cadenze passa­te della Juventus. Da queste parti, la rivale numero uno dei rossoneri si fermò sul pari reclamando un paio di rigori e tacendo di quello negato a Giovinco e denunciando «un'aria pesante». Nemmeno un lamento da Ibra e soci quando Banti ignora il secondo rigore com­messo dallo stesso Zaccardo sulla caviglia dello svedese. È anche questa una differenza da cogliere.

Il Milan impone la sua legge che è fatta di gol, di calcio essenziale, po­co spettacolare ma molto efficace e in particolare di performance strepitose che scavano il solco ri­spetto ai rivali. Se manca all'appel­lo Boateng, Allegri può consolarsi con Emanuelson, un olandese ar­rivato a Milanello con l'etichetta del terzino sinistro e trasformato in tre-quartista raffinato grazie al­la pazienza e anche al coraggio di prendere di petto il rivale. L'ulti­mo orange milanista è il protagoni­sta di ieri: sul suo sinistro volante incassa il rigore del primo vantag­gio, sul suo scatto suggestivo si co­struisce e cesella il gol del 2 a 0 che è una versione moderna e spetta­colare del contropiede manovra­to con Ibrahimovic che addirittu­ra allarga le gambe per non inter­venire nell'azione ritrovandosi in fuorigioco. Non solo. Ma anche quando si tratta di richiamare alle armi i senatori di un ciclo fa, il Mi­lan può contare ancora su energie vitali. Per esempio Zambrotta, rientrato dopo due mesi di cure pa­zienti e di preparazione umile, non fa assolutamente rimpiange­re Abate.

Il mestiere lo assiste nel­la seconda parte ma è il prima che conta e che fa bene a tutto il grup­po. Così come, a tempo ormai sca­duto, l'ingresso su un prato verde di Rino Gattuso con un ciuffo pica­r­esco e la voglia matta di recupera­re il tempo perduto: assente dal 9 settembre, fa un certo effetto ve­derlo armeggiare alla sua maniera per una manciata di secondi. Il Milan non ruba mai l'occhio, d'accordo, se non in alcune ripar­tenze velenose ma è proprio il suo cinismo a marcare il distacco rispetto alla concorrenza. Per esempio: il Par­ma s'avvicina mi­naccioso alla por­ta di Abbiati e inve­ce è il Milan a pas­sare su rigore ( ma­n­ata volante di Zac­cardo sulla volèe di Emanuelson) al culmine di un lan­c­io per Ibra trasfor­mato in un assist per l'olandese. Co­s­ì nella seconda fra­zione: il Parma consuma tutta l'adrenalina possi­bile nei primi mi­nuti ma si ritrova sotto di due reti concedendo ai ros­soneri un contro­piede inspiegabile per le abitudini di Donadoni e an­­che delle difese italiane. Emanuel­son riesce a correre da un'area all' altra senza incontrare barriere da superare: è vero, Ibrahimovic apre le gambe ma è il comporta­mento di Zaccardo e soci a gridare vendetta.

Il Milan di ieri è assistito alla fine, quando conta cioè, dal ta­lento di Abbiati, il portiere che si er­ge a protettore del primato con un paio di interventi che tolgono a Floccari e Giovinco (con deviazio­ne di Thiago Silva) la soddisfazio­ne (meritatissima a quel punto) del

golletto della staffa. Il Barcello­na può aspettare, il Milan per ora non si lascia distrarre dalla Cham­pions. E ora avanza minaccioso verso la semifinale di ritorno a To­rino contro la Juve, fissata per mar­tedì prossimo.

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