Il Milan ha preso - anzi ha ripreso - a fare sul serio. Ed è accaduto quello che è successo puntualmente nei trent'anni di presidenza Berlusconi. I primi a cogliere l'antifona furono quelli della Juve di Boniperti. Pensavano di avere in tasca l'esclusiva dell'Atalanta ma quando si presentarono a Bergamo per chiedere Donadoni, gioiellino di quel magnifico settore giovanile, scoprirono che l'offerta di Berlusconi aveva stregato la famiglia Bortolotti e soppiantato l'antica e collaudata amicizia con Torino. Ogni obiettivo, che qui sta per calciatore, iscritto nella lista speciale di Arcore è stato centrato puntualmente. Durante il recentissimo blitz in Portogallo, Jackson Martinez, centravanti del Porto, è stato strappato alla temibile concorrenza inglese del Manchester City pagando la clausola costosissima del valore di 35 milioni che costituisce il nuovo record del club rossonero. Già perché in passato, per ciascun periodo aureo del Milan, la ricostruzione tecnica e temperamentale di Milanello è passata sempre attraverso generosi investimenti. Nel 2001, con Terim allenatore per pochi mesi poi rimpiazzato da Carlo Ancelotti, arrivarono infatti Rui Costa dalla Fiorentina (75 miliardi di vecchie lire) e Pippo Inzaghi dalla Juventus (valutazione 80 miliardi, 50 in contanti più la cessione di Zenoni pagato 30 miliardi dall'Atalanta): furono i pilastri su cui venne costruito il rinascimento milanista, 2003 la Champions league di Manchester soffiata proprio alla Juventus, lo scudetto l'anno successivo e altre due finali continentali nel 2005 (persa col Liverpool) e nel 2007 (rinvincita con i Reds).
Adesso che il colombiano (per il quale probabilmente sarà confermato Zapata perché gli faccia da cicerone nel gruppo) è arrivato, possono finire in un cestino telematico tutti quei commenti sulle promessa "da campagna elettorale", i sospetti di un ennesimo inganno, la certezza esibita da molti sapientoni che non vi fossero somme disponibili dalle parti di via Paleocapa a Milano come se l'impero Fininvest fosse finito improvvisamente con le pezze al sedere. Non solo. L'operazione Jackson è stata tra l'altro conclusa anche in assenza del pagamento della famosa quota di minoranza (480 milioni) promessa da mister Bee Taechaubol a dimostrazione del fatto che è stato Silvio Berlusconi, come è scritto nel protocollo d'intesa col magnate thailandese, a farsi carico del mercato. A questo modo anche Adriano Galliani, scorticato vivo dai suggeritori della curva, ha dimostrato in modo plastico che quando è possibile muoversi con la carta di credito del presidente Berlusconi i grandi colpi riescono. Ed esibendo il marchio Milan è possibile spuntarla nei confronti del City che pure ha dalla sua la partecipazione alla Champions, un argomento di solito decisivo. Quello capitato al Milan è lo stesso destino toccato alla Juve. Ricordate le due stagioni prima dello scudetto milanista di Allegri? Furono entrambe scandite da altrettanti deludenti settimi posti, una bella striscia di allenatori cambiati, stranieri presi, collaudati e rispediti via, cambio al vertice del club. Poi l'azionista Fiat decise di firmare un aumento di capitale complessivo da 200 milioni ed ecco rifiorire il nobile casato bianconero. In passato quando Berlusconi si rifece vivo con un mercato pirotecnico (Ibra, Robinho, Cassano, Van Bommel, Boateng)? Quando si ritrovò in casa l'Inter reduce dal triplete.
Il rilancio non si concluderà certo con Martinez. Domani Mino Raiola andrà in Qatar, molto probabilmente con lo stesso Ibrahimovic, per trattare col presidente del Psg la partenza di Zlatan: sarà richiesto un modesto risarcimento per lo scioglimento anticipato ma la volontà dello svedese è predominante. E lo stesso club francese, in privato, non ha nascosto di essere favorevole. Più complicato Kondogbia, centrocampista del Monaco, che non fa parte della scuderia Doyen, il fondo ha incassato la sua parte in occasione del precedente trasferimento. Bisognerà trattare solo e soltanto col Monaco, dunque. Il ruolo di Nelio Lucas, gran capo del fondo che presto la Fifa metterà fuorilegge, è stato ricostruito in modo pubblico da Galliani e dallo stesso mister Bee: è quello di semplice consulente del thailandese e di sicuro non entrerà nel board milanista.
Se Kondogbia dovesse rivelarsi una trattativa molto costosa, il Milan potrebbe virare su un centrocampista di casa nostra: il nome di Soriano è stato già fatto, quello di Boselli non è nemmeno nuovo, e persino Bertolacci è una pedina cui Galliani e lo stesso Mihajlovic hanno strizzato l'occhio da qualche settimana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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