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Ibrahimovic al Milan? Pro e contro del suo ritorno in rossonero

Zlatan Ibrahimovic ha confermato che tornerà a giocare in Italia "in una squadra che deve vincere di nuovo". Come il Milan, pronto a fare follie pur di riportare lo svedese in rossonero. Un'operazione con molti pro e altrettanti contro

Ibrahimovic al Milan? Pro e contro del suo ritorno in rossonero

Per il ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan non è ancora fatta, ma l'ultimo indizio svelato dallo svedese è quasi una prova: "Andrò in una squadra che deve vincere di nuovo. Solo così riuscirò a trovare gli stimoli necessari per sorprendervi ancora". Una squadra che "deve vincere" per fargli trovare gli "stimoli" necessari per "sorprendervi". Concetti, quelli virgolettati, che calzano a pennello per il Milan di questi tempi. Una società gloriosa in cui il blasone ha lasciato il posto a una quotidianità deprimente. Basti pensare all'ultimo sfottò degli interisti, che parlano delle milanesi in testa alla classifica: l'Inter della colonna sinistra, il Milan della destra.

Quanto basta per attendere il possibile arrivo di Ibra a gennaio come quello di un profeta. Zlatan, malgrado l'età avanzata, è considerato dalla maggior parte di loro l'unica possibile ancora di salvezza per una barca, quella guidata dal comandante Stefano Pioli, ancora sospesa tra le secche di una stagione iniziata malissimo sotto il timone di Marco Giampaolo. Ora, però, il Diavolo può svoltare. Anche se l'operazione Ibrahimovic non è priva di rischi. Ecco quattro pro, e altrettanti contro, del possibile ritorno dello svedese in rossonero.

Pro

Gol. Ibrahimovic, nella sua ventennale carriera, ha segnato 473 reti in 787 partite. Più altre 62 in 116 caps con la Svezia. Stiamo parlando di più di 500 gol. Un numero enorme. Quest'anno, in campionato, il Milan ne ha segnato 13 in 14 partite. Una media ridicola per una squadra che vuole lottare per l'Europa. Al momento, il capocannoniere rossonero, con 3 reti, è Theo Hernandez. Un terzino. Anche Piatek è a quota 3 gol, ma solo uno su azione. Numeri imbarazzanti a cui può rimediare solamente un goleador come Ibrahimovic, 52 reti in 58 uscite con i Los Angeles Galaxy. Da questo punto di vista, Zlatan è una garanzia.

Entusiasmo. Nel calcio, come nella vita, la differenza tra vittoria e sconfitta è molto sottile. A fare la differenza è quasi sempre un mix di qualità, applicazione, predisposizione mentale e ottimismo. Fattori che tutti insieme, nel Milan di quest'anno, non si sono ancora visti. Tutta la squadra, compresi i tifosi, beneficerebbero dell'innesto di Ibrahimovic. Che, con sé, oltre ai gol porterebbe una cosa che, tra San Siro e Milanello, manca da troppo tempo: il sorriso.

Esperienza. "Ibrahimovic? Ci vuole in un Milan così giovane". A dirlo non un tifoso rossonero qualsiasi, ma Massimo Ambrosini. Che, di calcio, capisce giusto qualcosina. In effetti, l'estate scorsa la società rossonera ha svecchiato la squadra per avviare un nuovo ciclo basato sul progressivo inserimento in prima squadra di giocatori già formati, ma giovani. Forse troppo, dato che il Diavolo è tra le squadre più "fresche" della Serie A. Peccato che nei momenti topici serva un punto di riferimento, un "papà" in grado di dare i consigli giusti ai suoi figli. Dentro e fuori dal campo. Chi meglio di Zlatan Ibrahimovic?

Champions. Fino a qualche anno fa, si raccontava che il Milan diventasse imbattibile quando al Meazza risuonava la "musichetta" della Champions League. Ma l'Europa che conta è un lontano ricordo per i rossoneri, che non giocano una partita valida per la Coppa dalle grandi orecchie addirittura dal 2014. L'anno scorso, sotto la guida di Gattuso, la qualificazione alla Champions è sfumata per un punto. L'obiettivo di quest'anno era, e forse è ancora, il quarto posto. 11 punti di ritardo da Cagliari e Roma sono tanti, forse troppi. Ibra vuole vincere. Perché allora non provare a farlo in Coppa Italia? Sarebbe un ottimo inizio.

Contro

Salasso. Se le cifre di cui si parla hanno un fondo di verità, per convincere Ibra a tornare al Milan la società di Elliott è pronta a sborsare 6 milioni di euro netti per 18 mesi (contratto in scadenza nel giugno 2021). Un'operazione da 12 milioni lordi, cifra niente male per una società che ha "saltato un turno" in Europa League a causa del mancato rispetto delle norme sul Fair-Play finanziario e, nell'ultimo esercizio (30 giugno 2019), ha accumulato perdite per 145,9 milioni di euro. Prendere Ibra e non andare in Champions vorrebbe dire indebitarsi fino al collo, al netto di qualche biglietto venduto in più.

Età. "Voglio giocare fino a 50 anni", ha detto Ibra. Benissimo, ma a che livello? Lo svedese ha recuperato al 100% dalla rottura del legamento crociato del ginocchio riportata ai tempi del Manchester United. Gli oltre 50 gol in Mls lo dimostrano. Ma le "giunture" non possono essere quelle di un ventenne e a 40 anni, sulla carta, è più facile infortunarsi. Fortuna che Ibra è integro fisicamente. Eppure il declino atletico è dietro l'angolo. E il Milan non può fare finta di nulla. Prendere un "vecchietto" è un bel rischio. Considerando poi che non sarà usato "alla Altafini", ma vorrà - e dovrà - giocare tutte le partite o quasi. Ne vale la pena?

Concorrenza. Conoscendolo, Zlatan vorrà giocare sempre. Brutta notizia per quei giocatori che vorrebbero contendergli il posto, su tutti Piatek. Il polacco non spara più come l'anno scorso, ma resta un giocatore self-confident che non ammette rivali. Ecco perché la coesistenza con Ibrahimovic sarebbe un problema. Non è un caso che la dirigenza, soprattutto Boban e Maldini, stia pensando di trovargli un'altra sistemazione. La accetterà? E poi ci sono gli altri attaccanti. Rebic e Leao, in teoria, con l'arrivo di Ibra potrebbero avere ancora meno spazio di prima. Finendo svalutarsi, nel cartellino come nell'autostima.

Flop. È convinzione comune che con Zlatan il Milan svolterà. Ma se non dovesse succedere? Ipotizziamo che il ritorno di Ibra al Milan si riveli un fallimento. D'altronde, i cavalli di ritorno sono sempre un rischio. È già successo con Gullit, lontano dal "cervo che esce di foresta" che aveva vinto tutto nella sua prima esperienza milanista. Se accadesse anche a Zlatan? Il fallimento dello svedese sarebbe anche il fallimento del Milan. E dei suoi tifosi, che sprofonderebbero una volta per tutte in un'apatia pericolosa. A quel punto, riprendersi da una batosta del genere sarebbe difficile.

E il Diavolo potrebbe sprofondare.

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