Chissà cosa diranno quelle altre Signore? Ci resteranno male: si eran portate nel grembo gente come Boniperti e Sivori, Baggio, Platini e Zidane. Ma quelli hanno fatto altro. Poi arrivano due boscaioli calcistici che, curiosamente, hanno cognome che comincia per elle come libidine e portano la Juve in quel guinness dove nessun altro c'era riuscito in più di cento anni. Undici nel calcio è numero di riferimento: undici i giocatori di una squadra, ora 11 le vittorie consecutive della Juve in campionato (vabbè come la Roma di Spalletti). E, visto che il campionato promette bene (nel senso della qualità scarsa), ci potrebbe stare quell'altro record targato dall'Inter di Mancini: 17 vittorie di fila. Diciassette per solito non è un numero che porti bene, ma quella squadra arrivò anche ai 97 punti finali che ancora oggi fanno record. Occhio: la Juve ora è arrivata a quota 52, sta filando sbriciolando ogni muro difensivo, ha segnato e subito reti quanto la scorsa stagione ma ha vinto più dell'anno scorso e perso meno (appena una sconfitta) ed è perfettamente in linea con qualunque sogno, speranza e record. Juve forte, questo è certo. Magari più forte di sempre nel conto delle statistiche. Difficile dire se davvero sia meglio sul campo come appare nei numeri: quel gruppetto di fantastici giocatori, e non solo loro, che ha traversato cento anni di storia ha fatto vedere di più e di meglio. Juve in(Conte)ntabile, ma è il suo marchio di garanzia. Da qui alla fine del campionato prospetta un Triplete che farà altra storia, ma poi dovrà fare i conti con le storie europee: solo l'Europa restituisce noblesse e blasone ad origine controllata. In tribuna c'era David Moyes, l'allenatore scozzese del Manchester United, che non sta proprio benissimo nel suo correre in campionato ma nello squallore di uno stadio semivuoto, lui abituato al mitico Old Trafford e alla bellezza del suo tifo, avrà apprezzato la solidità calcistica e umorale della Juve piuttosto che quella di Astori, oggetto di interesse del suo viaggio. Magari avrà intuito che il Principino Marchisio può essere un buon investimento o si sarà morso le dita rivedendo Pogba. Casi, incomprensibili, del pallone. E avrà concluso, come tanti, che i quattro gol di ieri potrebbero essere routine se non fosse che la Juve ha dovuto lottare e soffrire per un tempo, Buffon dimostrare di essere grande quando serve. Invece Lichtsteiner e Llorente ci hanno spiegato che anche nel calcio fare legna serve: alla fine allieta il focherello della virtù e delle credibilità. Non sarà la vittoria sul Cagliari a far squillare trombe, suonar campanelli, accordare violini (quelli accordano da una vita, appunto oltre cento anni), ma la Juve ancora una volta ha mostrato e dimostrato la sua qualità: partita bene, è andata in apnea dopo il gol di Pinilla sbucato in una difesa un po' distratta, ed ha sgomitato contro i cagliaritani scatenati per gli altri 25 muniti del tempo restante. Buffon se l'è vista brutta contro Sau, Pinilla e soprattutto Dessena che ha piazzato un colpo di testa, tolto di porta dal piedone del portiere. Llorente ci ha messo la testa sul primo cross a pennello di Lichtsteiner e Conte ha tirato un sospiro di sollievo, benedetto chi gli ha portato lo spagnolo sempre più deciso e decisivo (7 gol) nel suo gioco. Ancora una volta il bomber spagnolo ha mantenuto il ruolino del matador contro i portieri del Real Madrid. Antonio Adan Garrido è diventato qualcuno, ma solo nel senso del cognome, nel Real di Mourinho quando Mou decise di disfarsi di Casillas: difficile capire perché gli abbia preferito questo portierino che Llorente ha bucato, gli altri devastato con l'aiutino, questo sì, delle sue mani molli. Poi, certo, sono valse anche le mani di Conte quando ha deciso di inserire Marchisio e togliere Pirlo da una partita in cui non era mai entrato per il bel contrastare di Cossu. Operazione perfetta e conclusa dalla bordata del Principino dopo sette minuti dal suo ingresso: Adan mano molle gli ha dato una mano. E La Juve è partita come un fuoribordo nel golfo di Cagliari. L'accoppiata dei due boscaioli ha fatto il resto, ovvero elle come libidine: cross di Lichtsteiner e piattone di Llorente.
Tiro dello spagnolo, presa maldestra del portiere e stavolta tocca allo svizzero. Nel giorno della storia non solo la grandeur dell'avvocato Buffon, anche un pizzico di classe operaia. Sta nella storia di casa Juve e casa Agnelli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.