Infantino, lo manda Platini E il calcio non va agli arabi

Il vice dell'ex n°1 Uefa succede a Blatter. Ha sconfitto il favorito: l'emiro del Bahrein Al Khalifa Aria nuova e il pallone resta nostro. Ma è chiaro che senza scandalo, Le Roi avrebbe stravinto

Infantino, lo manda Platini E il calcio non va agli arabi

Gianni Infantino è il nuovo presidente della Fifa. Ha battuto, alla seconda votazione, 115 a 88, lo sceicco Salman Al Khalifa, dato per favorito. La carica passa da uno svizzero che non amava se non se stesso a un italo svizzero che ama il football, lo vive senza l'interesse spasmodico del potere ma con la passione del tifoso. Adesso abbracci e baci, dopo i coltelli e la puzza di mazzette. È il rito di sempre, il carro del vincitore è già esaurito. Resta l'impressione, potrei dire la certezza, che Michel Platini abbia vissuto la giornata più maledetta della sua carriera dirigenziale. Questa elezione sarebbe stata la sua, i voti di Infantino i suoi. Ma la cronaca ha detto e sentenziato altro.Giornata lunghissima, parole mille, odore di tresche, paura di manette, smorfie, tic, false amicizie, angeli e diavoli, riuniti, accreditati. Due grandi assenti, Blatter e Platini, rei ma non confessi, squalificati, all'indice, i soli lupi mannari tra pecorelle smarrite. A occupare il posto del capo si è seduto Issa Hayatou, presidente della confederazione africana. Mica uno qualunque, ex campione sui 400 e 800 metri, bravo dunque nel darsela a gambe. Nel mondiale spagnolo del trionfo italiano, monsier Hayatou era il presidente del Camerun, la sua nazionale fu accusata di avere combinato il pareggio con la nostra. Fumi nocivi. Non basta. Hayatou è stato beccato due volte per tangenti, la prima nel '90 per avere accettato centomila franchi, utili a vendere i diritti tv. Si difese dicendo che i denari non erano destinati a lui ma alla confederazione africana. La seconda, un anno fa, dopo l'indagine che ha portato a scoprire una tangente di un milione e mezzo di euro per convincerlo a far votare l'Africa in favore dei mondiali in Qatar. Per la Fifa, una certa Fifa (di cui Infantino si dovrà occupare e preoccupare), queste cose sono dettagli, asterischi, roba piccola in confronto al resto. Per completare la giornata delle beffe e dei buffoni, Markus Kattner ha diretto i lavori, illustrando regolamenti, gestendo le votazioni e lo spoglio delle medesime. Segnalo che il suddetto tedesco, ex cestista, discreto pianista e con doppia nazionalità, anche svizzera, ha una laurea da ingegnere ma per la Fifa è uomo di finanze ed è semplicemente colui il quale ha firmato gli assegni per Platini, il milione e ottocentomila euro, per i quali il presidente dell'Uefa, pagate le tasse su quell'incasso, è stato messo al bando per anni sei (si sussurra che il Tas lo rimetterà al suo posto). Herr Kattner, con taglio dei capelli da gerarca nazista, ha diretto i giochi e ha riferito puntualmente, al mastodontico Hayatou, l'andamento degli stessi. I cinque candidati si sono dati il giro con le ultime orazioni di propaganda, bravissimo Infantino che ha parlato nelle lingue, cinque, da lui frequentate, ricordando in italiano i comandamenti di suo padre e poi passando al francese, al tedesco, allo spagnolo e, gestendo il tutto, in inglese. Secco il discorso dello sceicco Al Khalifa, inutile quello di Champagne, divertente il sudafricano Sexwale che ha atteso l'ultimo secondo per annunciare il ritiro della candidatura. Il quintetto si è autoridotto a quartetto, votazione lunga, due cabine, quattro scrutatori per ognuna di queste, spoglio con dieci funzionari, più il gerarca Kattner al centro del gruppo.

Il primo risultato ha ribadito che la Fifa non ha un vero leader, dopo Blatter è il diluvio, voti sparpagliati, Infantino in vantaggio di 3 sullo sceicco del Bahrein (88-85), staccato il principe di Giordania (27) e ultimo a prescindere Champagne, ormai vinello frizzante con retrogusto di aceto (7). Fatta la conta si è capito che le preferenze riservate ad Ali Bin Hussein sarebbero passate non all'altro arabo ma ad Infantino. Così è stato, battuto lo sceicco. Viva l'Italia. E la Svizzera. Spero anche il calcio.

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