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Infinita Croazia-Spagna. È già nella storia nel nome di Morata

Luis Enrique va sotto per una papera del portiere, la ribalta e la deve vincere 2 volte

Infinita Croazia-Spagna. È già nella storia nel nome di Morata

Croazia-Spagna è una di quelle partite che non finiscono mai, che passano alla storia, che la scrivono, che fanno del calcio lo sport di squadra più bello del mondo. Vince ai supplementari la Spagna (5-3) dopo aver buttato via con 10 folli minuti quanto di bello fatto negli altri 80 regolamentari e aver rischiato di andare addirittura sotto, per colpe sue e furia avversaria.

Tre anni dopo, della grande Croazia che fece paura alla Francia nella finale mondiale sono rimasti più che una squadra solo tanti nomi messi insieme, eppure tanta è la classe e tanto è l'orgoglio che bastano per riaprire una partita già persa. Dalic cambia tutto, uomini e modulo, e torna in gioco con 2 gol che arrivano non per caso dalla panchina, dove anche lui come Mancini aveva le risorse migliori e non lo sapeva. Straordinario Orsic (dentro per l'anonimo Rebic, poco meglio l'interista Brozovic, bene solo l'infinito Modric), concreto Pasalic, velenoso Kramaic. È lui a sfiorare il gol dell'incredibile vantaggio all'inizio del primo supplementare: glielo nega Unai Simon, cancellando almeno in parte l'onta del grave errore che aveva regalato ai croati l'1-0 in apertura di sfida.

Insomma, la Spagna vince dopo aver rischiato di perdere una partita che credeva di avere già vinto. E non è solo un gioco di parole, ma l'esatto saliscendi di un pomeriggio lungo e bellissimo. Prima para Unai Simon e poi segna Morata: arriba Espana! Decide finalmente un gol (molto bello) del centravanti juventino. È lui l'unico attaccante che Luis Enrique non cambia mai, fideismo premiato col gol che vale i quarti di finale già prima del 3-5 firmato da Oyarzabal, lui pure entrato a partita in corso.

Partita bellissima, giocata molto meglio dalla Spagna migliore dell'Europeo, capace di segnare 5 gol come già contro la Slovacchia. Altro ritmo, altra circolazione del pallone, altra pressione sugli avversari, può anche essere che sia più facile giocare al quasi fresco di Copenaghen che nella fornace di Siviglia, ma la differenza col girone è evidente. E poi c'è Sarabia, escluso nelle prima 2 partite e invece dimostratosi indispensabile. Non dev'essere un caso che fuori lui, la Roja spenga la luce e la Croazia rimetta il naso nella metà campo avversa. Rifletta Luis Enrique.

Errori ed emozioni, colpi di classe e invenzioni: probabile che in Spagna, passato il turno, ricorderanno il pareggio di Pasalic quasi con piacere, come noi facciamo con quello di Schnellinger nel 4-3 dell'Atzeca 70. Senza, non ci sarebbero mai stati i supplementari e non sarebbe stata scritta la storia.

A noi poi andò male col Brasile, questa Spagna che cresce da una partita all'altra, e magari ha finalmente ritrovato anche il suo centravanti, comincia a fare paura.

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