Inner: «Adesso voglio vedere se mi cambia davvero la vita»

La vita di Christof Innerhofer riparte da Milano. E non è un caso per uno che ama la moda e mastica la finanza. È la boutique Armani, sponsor dell'Italia e di cui l'azzurro è testimonial, a ospitare la prima sfilata delle due medaglie olimpiche. Innerhofer le coccola e «non le faccio nemmeno sfiorare, altrimenti si rovinano». Da esibire e da far “rendere” a due passi dalla Borsa. Ci sono i premi del Coni, Arianna Fontana ha già detto che li userà per il matrimonio, lui pensa ad altro: «Di certo non uso questi, li investirò». Nulla sarà più come prima: «Adesso sono curioso di vedere come cambia la mia vita», sospira “scortato” da mamma e papà e dalla fidanzata, insieme agli amici del fan club.
Poi inizia a ripercorre quella che considera una settimana «in cui ho fatto qualcosa di carino, ho chiuso il mio cerchio perfetto». A partire da quella picchiata che gli ha regalato l'argento nella libera: «Sull'ultimo salto mi sono detto: “Questo giro mi è venuto figo”. Il coronamento della mia carriera». Non contento, ha voluto anche stupire se stesso con il bronzo in combinata: «E dire che ho quasi pensato di non fare lo slalom». Ha anche accarezzato l'idea di fare il tris in SuperG, a quel punto la storia sarebbe diventata leggenda, perché nessuno nello sci alpino aveva mai vinto tre medaglie nella stessa olimpiade: «Al triplete non ho pensato. Quindi nessuna delusione. Solo il rammarico perché non mi sono potuto divertire». Ecco la chiave: «Quando ci si diverte le cose riescono bene. Poi voglio essere sempre a posto con la coscienza. Lavoro duro, sono pignolo, curo ogni particolare». E poi quella, a tratti, disarmante serenità: «È la mia forza restare tranquillo, mi permette di dare il meglio ai grandi appuntamenti, quando gli altri sentono la pressione. Non ho paura di perdere». Roba da mental coach che vanno tanto di moda, ma non per Innerhofer: «Non ne ho bisogno, ho già la testa dura. Se fisso un obiettivo non mollo». E all'Olimpiade dice di aver iniziato a pensare solo quando ha ritirato le valigie in aeroporto a Sochi. Anche se l'operazione agli occhi della scorsa estate l'ha fatta pensando ai Giochi: «Mi ha permesso di essere tranquillo anche senza sole».
Le macchine sono la passione, Stefano Domenicali, team principal della Ferrari, l'ha chiamato e invitato a Maranello, lui che si ispira a Jenson Button: «Ho la velocità nel sangue, faccio fatica ad andare piano anche in bicicletta. È un'adrenalina di cui ho bisogno». Non solo in pista anche la sua vita è una combinata «tra montagna e città». Sochi è il coronamento di un sogno, ma lui pensa già ai mondiali di Beaver Creek dell'anno prossimo: «Mi piace quella pista, ci ho già vinto. La voglia c'è ancora». Ripensa a Sochi e lancia due nomi tra gli azzurri: «Moelgg e Nani. Anche io non ero ancora salito sul podio in coppa. Credeteci».

Gli dicono della protesta di Luxuria: «Non ho amici gay che hanno problemi, ma quelli che vivono in città fanno meno fatica di quelli che vivono nelle valli». A proposito di montagna, nella sua Gais sabato sarà spettacolo: arriverà su una carrozza trainata da cavalli. Poi i fuochi d'artificio, la vita per Innerhofer è già cambiata.

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