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"Insegnare dà un altro senso ai sacrifici. Nelle difficoltà il garage è il mio rifugio"

La ginnasta d'argento a Tokyo nel corpo libero alle prese con un altro recupero: "Bello dedicare del tempo e fare da maestra alle ragazze"

"Insegnare dà un altro senso ai sacrifici. Nelle difficoltà il garage è il mio rifugio"

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Cammina, corre e salta ancora con cautela, ma soprattutto insegna con gioia. È così che Vanessa Ferrari pensa al futuro suo e delle molte ragazze a cui ha deciso di dedicare alcuni stage estivi. Il primo è stato fully booked a Lignano Sabbiadoro. A fine agosto il bis: «Insegnare dà un senso ancora più pieno ai miei sacrifici». Tenace per dna, veloce per cognome, Vanessa Ferrari, ora esercita la lentezza. Prima azzurra a vincere un oro mondiale individuale nel 2006, argento a Tokyo 2020 nel corpo libero, è ancora ai box, dopo l'intervento al piede sinistro di fine febbraio. A disegnare la sua ennesima ripartenza, a 31 anni, pensa con il rigore di un caporale maggiore dell'Esercito e la grazia di una giovane donna che ha imparato a spiccare il volo.

Come prepari il tuo ritorno in pedana?

«Con calma: servono sei mesi. Ho operato entrambi i piedi per due problemi differenti ai tendini».

Ripensi a Tokyo, al body rosso e alle note di Con te partirò su cui hai disegnato diagonali spaziali?

«Quell'argento ha un doppio significato: una medaglia che arriva dopo averla tanto sognata, ma soprattutto la soddisfazione per aver dato tutto quello che avevo».

Quanto toglie la ginnastica alla vita di una donna?

«Più che l'infanzia, dove può essere un gioco, la ginnastica può rubare l'adolescenza, ma insegna molto. Penso alla concentrazione: per noi è tutto per evitare che certi movimenti diventino pericolosi. Se mi guardo indietro, sono dove volevo, perché ho coltivato i miei sogni».

Come vivi questo tempo sospeso?

«In garage!».

Prego?

«È il mio rifugio contro la routine degli allenamenti: già per il lockdown e poi col covid, mi ero attrezzata una mini palestra in garage. Non chiedo di più: vivere circondata da ciò che mi serve, senza lo stress di spostarmi per allenarmi».

Abbiamo visto Simone Biles e i suoi twisties, oppure Mikaela Shiffrin che stecca le Olimpiadi invernali.

«Anche io ho sofferto di vuoti e paure. All'improvviso pensi che ti perderai in volo o cominci a temere un atterraggio. Affrontare dubbi e difficoltà è la vittoria più bella perché indica quali traguardi porsi».

C'è un luogo dove ti piacerebbe scappare?

«Non penso a mete esotiche. Ora ci sono anche Sneja e Taiga, le mie due husky! Mi piace molto camminare con loro. Nella convalescenza si sono adeguate alla loro padrona ammaccata!».

Dove va la ginnastica artistica del terzo millennio?

«Come dopo ogni olimpiade è cambiato il codice di punteggio, ma nel corpo libero, il mio attrezzo, le differenze sono poche».

C'è molta più tecnica?

«Anche molta più... tecnologia: ho vinto i Mondiali 14 anni fa, ma ho presentato dopo i 30 anni i miei esercizi più complessi. Merito delle attrezzature più moderne e metodi di allenamento più mirati».

Pensi già al salto per diventare ex atleta?

«Lavorare con le giovani e i loro sogni mi dà gioia.

Mi rivedo in loro perché sarò sempre una ginnasta».

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