S e questa è la sfida della verità, il clamoroso e pesante verdetto di San Siro certifica con sicurezza assoluta due giudizi con una piccola avvertenza. È molto improbabile che lo sviluppo della stagione li possa rivoluzionare. Eccoli, allora, i verdetti: il Napoli dell'artigiano in tuta Sarri è già pronto per tornare a riveder le stelle, il Milan del domatore in giacca e cravatta Mihajlovic non è affatto pronto per recuperare il suo passato glorioso che sembra sempre più lontano a dispetto del sontuoso mercato e di qualche illusoria perfomance estiva.
Scavata nel primo tempo, la distanza tra le due squadre diventa chilometrica nella seconda frazione quando il Milan perde quel pizzico di lucidità e si consegna alla perfidia del rivale incarnata dal napoletanissimo Insigne che firma un assist e una doppietta come sanno fare solo i campioni dal piedino fatato. Al Milan restano i fischi e i berci della sua curva oltre che lo spettacolo disarmante apparecchiato con un solo esponente in grado di meritare la sufficienza e l'assoluzione plenaria (Bonaventura). Tutti gli altri da bocciare, allenatore compreso, sotto accusa la difesa tradita anche dal portiere. Per De Laurentis in tribuna è il lasciapassare per immaginare qualche soddisfazione, per Berlusconi e Galliani è la conferma che ogni piano di rilancio è da rinviare a chissà quale stagione.
Al primo errore, in disimpegno difensivo, nemmeno molto complicato, effettuato in collaborazione sciaugrata tra Diego Lopez e Zapata, il Milan paga dazio e consente al Napoli, che ha vocazione dichiarata a cogliere in castagna il rivale, di passare davanti senza nemmeno una gran fatica. L'imbucata, come si dice oggi, è di Insigne per Allan che può colpire, solo soletto, di piatto e a colpo sicuro, sull'uscita inutile del portiere. E a quel punto l'interrogativo pertinente è il seguente: scusi signor Mihajlovic ma se i suoi continuano a tradire insicurezze e ansie nel far ripartire il gioco manovrato dai piedi della difesa in presenza di un pressing avversario, perché non decide di cambiare registro tattico e di ripartire con il lancio lungo? Perché poi non è solo Zapata a risultare in grave imbarazzo, Rodrigo Ely (troppi elogi smisurati prima di cominciare la stagione e ieri un disastro atomico con l'autorete dello 0 a 4) sotto pressione balbetta e solo Montolivo ha tecnica per disimpegnarsi in qualche dribbling. Castigato al primo errore, il Milan comincia a nuotare come un salmone contro corrente mostrando tutti i limiti della sua attuale compagnia (e poi c'è chi discute il contributo di Balotelli) che consegna ai taccuini una sola triangolazione degna di citazione (Luiz Adriano sbava la conclusione).
Il resto della sfida appartiene a un Napoli che tiene la scena con padronanza di palleggio ma senza rubare l'occhio monopolizzando a dovere il binario di sinistra dove Insigne e Hamsik mettono in grave crisi la coppia Kucka-De Sciglio, incapaci di reggere il confronto.
Appena capita un elementare uno-due tra Insigne e Higuain, ecco servito, come piazza calda calda uscita dal forno a legno, il golletto del 2 a 0 che mette il Milan e Mihajlovic con le spalle al muro e rilancia il Napoli sulla scia delle grandi autentiche. Il castigo finale, pesantissimo, è da record storico: 4 pappine in casa non si ricordano dal marzo 2014 (col Parma, Seedorf in panchina) mentre i tifosi del Napoli intonano il loro legittimo inno alla gioia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.