Gli scontri tra ultras di Inter e Napoli avvenuti nei pressi dello stadio Meazza, prima del match del 26 dicembre, hanno prodotto gli arresti di tre supporter nerazzurri con il gip che ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare dopo averli interrogati nel carcere di San Vittore. Guido Salvini è stato molto duro nel descrivere quanto accaduto in via Novara: "I fatti non sono un normale scontro tra gruppi di tifosi durante una partita o subito dopo di essa nei pressi dello stadio. Essi costituiscono invece un'azione di stile militare, preordinata e avvenuta a distanza dallo Stadio Meazza tendendo un agguato ai tifosi della squadra opposta''.
Durante gli interrogatori di Luca Da Ros, Francesco Baj e Simone Tira sarebbe emerso il ruolo chiave di un capo curva dell'Inter, Marco Piovella che nella giornata di ieri si era recato in Questura accompagnato dal suo avvocato. Nonostante il ragazzo abbia negato una responsabilità diretta sembrava imminente una misura cautelare nei suoi confronti che puntualmente è arrivata nella giornata di oggi con l’accusa di rissa aggravata, lesioni e violazione del Daspo. Inoltre, nei già pesanti capi d'accusa, ci sarebbe anche l'omicidio. Il Piovella, soprannominato il "Rosso" dai frequentatori della Curva Nord e leader del tifo organizzato nerazzurro era stato indicato da Luca Da Ros come l’ispiratore dell’agguato ai tifosi napoletani.
Da Ros avrebbe inchiodato il "Rosso" ricostruendo così l'assurda serata del 26 dicembre prima di Inter-Napoli: "C'erano tre gruppi: gli Irriducibili, i Viking e i Boys. Il nostro capo, quello che ha in mano la curva, si chiama 'il Rosso', è' lui che sposta la gente, è lui che decide". Il 'Rosso' ha detto andiamo e io sono andato. Siamo partiti tutti in macchina, eravamo circa 120 persone. Abbiamo lasciato le macchine e ci siamo fermati tutti contro un muro. All'inizio non avevo armi, poi hanno dato a tutti un bastone. Io ero in mezzo non sapevo cosa dovevo fare. Iniziano a passare i furgoni, quindi usciamo dall'angolo. Molti furgoni dei napoletani si sono fermati, altri no".
Marco Piovella, inoltre, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla morte di Daniele Belardinelli: "Ricordo di aver visto, sulla via Novara all'altezza di via Fratelli Zoia o qualche metro più avanti rispetto al senso di marcia, Daniele Belardinelli steso a terra, non so se perché scivolato o caduto accidentalmente. Negli stessi istanti ho visto un'autovettura, a bassissima velocita' o addirittura quasi ferma, passare sopra il corpo di Daniele, con le ruote anteriore e posteriore destra. Ho avuto anche la sensazione che le ruote slittassero nella circostanza.
Non ricordo poi se l'autovettura si allontana immediatamente, lentamente o velocemente. In merito all'autovettura ricordo che era una macchina scura, di dimensioni che mi sono parse normali, ma su questi dettagli non ho certezze perche' la mia attenzione era su Daniele".
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